“Mi fidavo di mio marito e della sua gestione della società Aizoon”. Lo ha dichiarato l’infanta Cristina, la figlia minore del re Juan Carlos di Spagna, nella prima parte dell’interrogatorio in programma nel tribunale di Palma di Maiorca (Baleari) per rispondere al giudice che la indaga per frode fiscale nell’ambito di uno scandalo che investe la corte e scuote la Casa Real. Nell’interrogatorio, la principessa, 48 anni, deve cercare di chiarire i sospetti legati a sue presunte complicità nelle attività del marito, l’ex campione di pallamano Iñaki Urdangarin, accusato di malversazioni per diversi milioni di euro. Uno degli avvocati di parte civile ha riferito che Cristina ha più volte sottolineato di non essere a conoscenza della gestione sia della Aizoon sia dell’istituto Noos. Durante le prime due ore e mezza di interrogatorio, secondo quanto è trapelato, l’infanta ha risposto alle domande del giudice istruttore, Josè Castro, e sarebbe apparsa ben preparata. A seguire sono previste le domande del procuratore Pedro Horrach e degli avvocati di parte civile. Si prevede che i tempi dell’interrogatorio siano lunghi.

In precedenza doña Cristina aveva risposto apparentemente serena ai giornalisti: “Buongiorno. Va bene” aveva detto dopo essere arrivata a bordo di un’utilitaria scura direttamente nel cortile del palazzo di giustizia, accompagnata dal suo legale, Miguel Roca. Camicia bianca, giacca nera e pantaloni grigi, si è diretta spedita verso l’ingresso ed ha sorriso.

E’ il primo interrogatorio in tribunale per un membro della casa reale di Spagna da quando la monarchia è stata reinstaurata nel Paese nel 1975. Ad attendere la principessa c’erano numerosi manifestanti e giornalisti. Centinaia di dimostranti, radunati a circa 100 metri dall’ingresso laterale della Corte, hanno suonato clacson, fatto rombare i motori delle motociclette e intonato slogan come “Via la Corona spagnola“. La Corte reale è sempre più travolta dalla crisi, dopo i lussuosi safari del re mentre il Paese è in crisi finanziaria, ai guai giudiziari che hanno travolto l’infanta Cristina. Per gli spagnoli la data del 23 febbraio del 1981 – quando cioè re Juan Carlos sventò il colpo di Stato organizzato da elementi della Guardia Civil e dell’esercito, transitando così la Spagna verso la democrazia – sembra appartenere ad un’altra epoca, al passato, ai libri di storia. I recenti scandali della Corona hanno cambiato la prospettiva, suscitando indignazione e scalpore nella popolazione civile, sempre meno monarchica e più repubblicana, mentre lo stesso re, 76 anni, sul trono da 38 anni, mostra oramai i segni della stanchezza e della fatica.

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