Si scrive Origami, si legge rivoluzione nel mondo delle costruzioni. Siamo a Simbarìo, un paese di 1000 abitanti, 800 metri sul livello del mare in provincia di Vibo Valentia, in Calabria, dove persino internet stenta a decollare. Eppure è proprio dalla Calabria che parte la tecnologia capace di cambiare un settore economico fondamentale come l’edilizia.

L’idea è di Francesco Tassone, giovane ingegnere che, assieme al fratello Luigi, fonda Personal Factory, startup che ha sviluppato un sistema digitalizzato per produrre malta per l’edilizia. Una piattaforma tecnologica brevettata che realizza in cloud tutti processi manufatturieri e che è in grado di rendere i rivenditori di materiali edili direttamente produttori in casa propria. A km zero.

Come? I materiali per l’edilizia sono composti per il 98% da cemento e materiale inerte, mentre il 2% è fatto da processi chimici. E proprio i prodotti chimici sono il tesoro dell’azienda “lavorati” grazie a Origami 5, la macchina inventata e sviluppata dai fratelli Tassone.

Origami e la sua piattaforma sono una sorta di “micro fabbrica”, di soli 6 metri quadri, che fa in tutto e per tutto ciò che fanno gli enormi stabilimenti classici che producono malta, collanti, finiture, ciò che serve all’edilizia, insomma, compresi i prodotti più sofisticati e complessi.

Origami conserva le materie prime (cemento, sabbia, calce), le dosa e le miscela insieme al compound chimico, insaccando tutto e tracciando l’intera filiera. La macchina rende più veloce e flessibile la produzione che diventa persino on demand, con un ampio catalogo di prodotti certificati che si possono “personalizzare” con riduzione delle scorte di magazzino. Con “Personal Factory” si tagliano il 95% dei costi di trasporto, il 50% di quelli di packing per una nuova idea di fabbrica “tascabile” nella quale la logistica non esiste più.

Un camion che trasporta prodotti chimici in polvere contiene 20 pallet, composti da 12 pallet di aggregati (sabbie di varia natura), 7 leganti minerali (calce, cemento, gesso) e 1 solo pallet di prodotti chimici. Perché trasportare su lunghe distanze materie che si trovano ovunque? Si è chiesto Tassone. Questa “semplice” constatazione è stata la scintilla che ha portato lo ha portato ad ideare Origami (come da un foglio si ricavano diverse, innumerevoli figure, così da una piccola macchina si possono creare migliaia di prodotti diversi).

Con Origami, dunque, non solo si eliminano le spese che incidono enormemente sui costi di fabbricazione, ma si salvaguarda l’ambiente, come mai era stato fatto prima. Basti pensare che, nel settore delle costruzioni, vengono trasportate decine di migliaia di tonnellate che vengono spostate sulle strade italiane, con un altissimo impatto ambientale. Per creare la loro “Factory”, i fratelli Tassone hanno fatto tutto da soli, ipotecando un appartamento per reperire i fondi necessari alla realizzazione dell’idea. Poi l’intelligenza, l’innovazione, la passione e la tenacia hanno fatto il resto.

Su di loro oggi si investe, però, tanto che Fondamenta Sgr e Vertis Sgr, la società di gestione del risparmio partenopea, ha creduto nell’idea dei fratelli Tassone e dopo aver investito 1,8 milioni di euro nel 2009, ha sottoscritto nei mesi scorsi un aumento di capitale di due milioni di euro assieme a Imi Fondi Chiusi Sgr (Gruppo Intesa Sanpaolo) attraverso i fondi Ventis Venture, TT Venture, Atlante Venture Mezzogiorno. Nonostante i successi, l’innovazione a Simbarìo continua a correre.

Hanno da poco realizzato l’Hacking Materials Lab, uno dei laboratori più avanzati e originali che ci siano in Italia. Non solo, infatti, vengono studiati i materiali da costruzione -la loro natura e qualità – ma anche vengono analizzati quelli che costituiscono “la frontiera stessa dei materiali da costruzione”, grazie ad un microscopio collegato ad un software che ne permette  la scansione morfologica.

Con le vibrazioni di un raggio laser che colpisce le particelle, si individuano le contaminazioni presenti nei materiali e l’”impronta” specifica di ogni molecola. Un sistema che si alimenta, per giunta,  dall’utilizzo di fibre e materiali da riciclo, provenienti dalle demolizioni di strutture esistenti.

Presentato University Club dell’Università della Calabria, l’Hacking Materials Lab ha l’obiettivo di creare lavorazioni ecocompatibili dagli scarti di lavorazione e da quelli dei processi industriali. Tra i riconoscimenti più  recenti, la Personal Factory ha rappresentato l’Italia all’Expo di Shangai, ha vinto il premio “Best Practices” per l’Innovazione di Confindustria ed è stata finalista al Global Celantec Round Table di Washington.

Articolo Precedente

Il modello Amazon. L’e-commerce può essere antidemocratico?

next
Articolo Successivo

Mac, a trent’anni dalla nascita il progresso non è ancora ‘compatibile’

next