“Venti magistrati hanno commissariato la politica“. Silvio Berlusconi torna ad attaccare la magistratura. E lo fa in maniera violenta, nel giorno della sua iscrizione nel registro degli indagati nel processo Ruby ter. Il leader di Forza Italia rispolvera il vecchio mantra contro le “toghe rosse” e ripropone la sua personale rilettura della storia degli ultimi 20 anni di politica italiana. Lo fa in un messaggio inviato all’XI incontro internazionale di giurisprudenza organizzato dal presidente dell’associazione interparlamentare di amicizia Italia-Brasile, il senatore Domenico Scilipoti.

“Dal 1993 ad oggi – scrive il Cavaliere – il sistema giudiziario più ingiusto e inefficace” d’Europa “ha deciso di erigersi a paladino della democrazia e che i cittadini con il loro voto non erano in grado di scegliere da chi essere governati, ha deciso che la politica andava commissariata. O meglio, – continua – che una certa parte della politica andava commissariata”. Incalza: “Nell’Italia di oggi potremmo tranquillamente dire: ‘La legge è ugualmente ingiusta per tutti i cittadin'”. Chiunque in Italia voglia “vedersi riconosciuta da un magistrato una propria ragione deve aspettare anni ed anni. Talvolta un decennio e più. E hanno il coraggio di chiamare tutto ciò giustizia!”.

Poi snocciola i numeri della “guerra” che i magistrati hanno scatenato contro Forza Italia: “Io e il mio gruppo abbiamo subito 57 processi, quasi 3000 udienze, perquisizioni e ignobili intromissioni nella privacy mia, dei miei familiari, dei miei amici. Hanno provato a distruggermi in ogni modo. Ci hanno provato nel 1994, – ricorda il Cavaliere – subito dopo la nostra prima vittoria elettorale, con un avviso di garanzia a mezzo stampa per una accusa poi risultata completamente infondata. Come tutte le altre. In questi venti anni, ogni giorno, una certa magistratura politicizzata alleata con la sinistra ha cercato di distruggere l’unico ostacolo che si frapponeva tra loro e il potere, cioè Silvio Berlusconi e il suo partito: Forza Italia”.

Ma assicura: “Io sono qui e resto qui, sentendo sudi me chiara e forte tutta la responsabilità che mi viene dalla fiducia e dal voto dei cittadini. Resto in campo, più convinto che mai di dover combattere fino alla fine per veder prevalere quello in cui credo profondamente”. Così Silvio Berlusconi replicando a chi pensa di essersi “liberato” di lui.

A dare manforte al Cavaliere arriva Luca d’Alessandro, segretario della commissione Giustizia di Forza Italia. “Il contropotere di parte della magistratura scende in campo contro le riforme, – dice d’Alessandro – imbraccia le armi per impedire la pacificazione di questo Paese e indaga Silvio Berlusconi per corruzione in atti giudiziari. Lo fa con una tempistica inquietante, anche se non del tutto sorprendente vista la deriva ormai presa dalle toghe politicizzate. Povera Italia, condizionata da una magistratocrazia senza più freni e limiti, impunita e impudente”.

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