Ha ragione chi ritiene che su certe problematiche, in questo Paese, non ci sia più tempo da perdere, e così si contrappone con forza a qualsiasi “politica dell’attesa” o iniziativa moderata ed accomodante. È tempo che le cosiddette “unioni civili” – o come chi ispirandosi a quanto all’estero già è stato fatto, preferisce chiamarle “Civil partnership” – trovino anche in Italia un piano normativo di riferimento e siano ufficialmente riconosciute.

Apprezzo quindi che su questo tema il nuovo Segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, si dimostri intransigente e ponga di fronte al vicepremier Angelino Alfano, la sua ferma volontà di arrivare presto ad una legge che legittimi l’unione tra due persone dello stesso sesso. Sono d’accordo con Renzi, ma posso già vedere all’orizzonte le nuove sfide che non gli saranno risparmiate.

Mi spiego. Non è un mistero che il suo modello sia la “Civil Partnership” alla tedesca, un istituto che in Germania è entrato addirittura in vigore nel lontano 2001. I tedeschi, si sa, arrivano prima di noi in molte cose. Loro stessi, ad un certo punto, si sono però dovuti scontrare con la questione delle adozioni o meglio, della presenza di figli – contratti in precedenti matrimoni – in nuove famiglie omosessuali.

La legge tedesca sulle unioni civili non riconosce ai conviventi il diritto di adozione. In più, inizialmente, era stata interdetta pure la possibilità di inserire nel nuovo nucleo famigliare, eventuali figli di uno dei partner avuti in precedenti matrimoni. Una correzione a questo tipo di normativa è stata però introdotta, a furor di popolo, nel 2004. Oggi in Germania, esiste una forma di potestà limitata del figlio avuto in precedenza, ma è meglio di niente.

La nuova famiglia può avere un ruolo attivo nelle decisioni che riguardano la vita quotidiana del bambino, ma solo assieme al genitore naturale; nel caso di morte di quest’ultimo, però, la coppia omosessuale può chiedere il completo affidamento del minore. Chissà se le proposte dei renziani daranno un ulteriore contributo migliorativo a questo tipo di normativa. Chissà se avranno il coraggio di spingersi un poco oltre, semplificandola e rendendola più “friendly” proprio sul fronte dell’inserimento nel nuovo nucleo famigliare di figli precedenti.

Naturalmente me lo auguro. Nel frattempo mi compiaccio delle risposte date a chi, dalla parte del Nuovo centrodestra, dice di voler difendere le “famiglie italiane”, e per questo avviava una crociata contro quelle omosessuali. Una risposta assennata l’hanno fornita i parlamentari che più attivamente stanno lavorando alla proposta di legge: Andrea Marcucci, Isabella De Monte, senza contare Laura Cantini, Linda Lanzillotta e Rosa Maria Di Giorgi. “Tutti gli Stati europei hanno leggi che regolano la questione, è insopportabile ed ingiusto che l’Italia resti indietro” hanno scritto i parlamentari in un documento congiunto di risposta al Ncd. “Abbiamo offerto al Nuovo centro destra – hanno aggiunto – la possibilità di fare un passo avanti in un’ottica riformista. Se il partito di Alfano non ci sta, il disegno di legge andrà avanti cercando una maggioranza in Parlamento, esattamente come avvenne per il divorzio”.

E proprio come per il divorzio speriamo che arrivi presto nel nostro Paese una legge che rappresenti un’altra pietra migliorare sulla questione dei diritti civili e democratici.

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