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Figli e migranti: Un altro amico se ne va

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Claudia e Stefano sono andati a vivere negli Stati Uniti, Nicola è tornato a Londra, Marta non vive più qua da quando aveva 26 anni. Poi Francesco, Roberto, Francesca con Ines piccolissima. Ora va via Rita. Dall’altra parte del mondo, addirittura a Darwin. In Australia.    Mi si spezza il fiato a pensarci. In qualche momento vorresti gridare, trattenerli. Spiegare che si stanno portando via un pezzo di te, chissà dove. Che non è corretto. Dovrebbe essere persino vietato, illegale.   

Cerco un appiglio per non scivolare nella tristezza: il regalo più sgradevole che si possa lasciare a una persona che parte. Gravarla di un senso di colpa. Di tradimento. Toglierle l’idea – illusione? – che ci saranno comunque un tempo e un luogo per tornare.   

Non è così, lo sappiamo, ma non possiamo dircelo. Bisogna forse pensare che il vero distacco non è quello fisico, che ci parleremo con Skype da un angolo all’altro del mondo (ma come faremo con i silenzi, i brevi contatti che dicono più di mille parole?). Bisogna ricordarci che il dolore è misura dell’attaccamento: ognuno resta con il proprio frammento da ricomporre nell’immagine completa. Come in quei capolavori del pittore Umberto Boccioni: “Gli stati d’animo”. Quelli che partono e quelli che restano.   

Mi viene in mente quando dopo il parto guardavo mio figlio che mi dormiva accanto. Quel pezzo di me che mi aveva abbandonato. Mi tornava continuamente la sensazione dei piccoli calcetti, dei movimenti di quando era ancora nella pancia. Eppure non c’era più. Poi mesi e mesi passati in simbiosi uno con l’altra, il mio corpo a sua disposizione per nutrirsi, per crescere, per diventare grande abbastanza per un nuovo abbandono. Finché un giorno ti fa ciao con il grembiule a quadretti e capisci.   

I bambini ti aiutano a capire. Ti insegnano piano piano. Farli crescere insegnando loro a proseguire da soli. Com’è difficile. Com’è difficile amare senza lacci e lacciuoli che soffocano, che frenano. È difficile dare tutto l’amore di cui siamo capaci accettando la possibilità che se lo portino via. Seminare pezzi di cuore nel cuore delle persone che amiamo, lasciando che fiorisca e dia frutti lontani. Di cui non sapremo.   

M. Valeria Valerio

il Fatto Quotidiano del Lunedì, 16 Dicembre 2013

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