Se Telefonica vuole portare avanti la fusione con Telecom Italia e, quindi, avere il controllo di Tim Brasil dovranno cedere Vivo, o rinunciare alla stessa Tim Brasil. E, in ogni caso,  ogni ulteriore operazione di Telefonica in Telco, la scatola che controlla Telecom, andrà sospesa in attesa che la situazione in Brasile non si sarà chiarita. Questo il verdetto del Conselho Administrativo de Defesa Econômica (Cade) che ha approvato con riserva l’acquiszione da parte degli spagnoli del 50% di Brasilcel, che detiene la maggioranza del’operatore di telefonia Vivo, oggi in mano Portugal Telecom e PT Móveis. La riserva è appunto legata alla presenza del gruppo spagnolo in Tim Brasil attraverso Telecom Italia.

Lo si legge in una nota del Cade, che ravvisa un rischio per la concorrenza. L’authority apre una terza opzione a Telefonica, ovvero l’ingresso di un socio nel capitale di Vivo, che finora non operi sul mercato carioca e controlli la società insieme a Vivo. “C’è bisogno di un altro socio per compensare la presenza di Telefonica e Telecom”, commenta Eduardo Pontual del Cade. Intanto a Telefonica è già stata comminata una multa di 15 milioni di real (4.623.000 euro) e un milione di real (308.200 euro) di multa è stato inflitto anche a Tim.

Secondo l’Antitrust l’acquisto di ulteriori azioni di Telecom Italia da parte di Telefonica è in contrasto con gli accordi firmati nel 2010 tra le compagnie e lo stesso Cade per evitare un conflitto d’interessi. Telefonica e Telecom Italia, infatti,controllano i primi due operatori mobili del Brasile. Alla fine di ottobre, secondo dati riportati dal Wall Street Journal, Vivo aveva 77,4 milioni di clienti, pari al 28,7% del mercato e Tim Brasil ne totalizzava 73,2, pari al 27,1 per cento. Un portavoce di Telefonica in Brasile non ha voluto commentare nel merito, affermando che l’azienda sta valutando la decisione del Cade.

“La presa di posizione dell’Antitrust brasiliano, prevedibile e prevista, costituisce una sfida al consiglio di amministrazione di Telecom Italia e agli azionisti non conquistati da Telefonica”, ha commentato il senatore del Pd, Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria di palazzo Madama. E’ ormai evidente che la cessione di Tim Brasil, rileva, “non corrisponde agli interessi dell’azienda Telecom Italia ma a quelli di un suo azionista e concorrente qual è Telefonica. Ma attenzione alle furbate. Sento dire di una fusione tra ViVo, la filiale brasiliana di Telefonica, e Tim Brasil con la conseguente cessione di parti della combined entity agli altri operatori del grande paese sudamericano. Sarebbe uno spezzatino a prezzo vile. Se l’operatore pubblico locale ne avesse un vantaggio, il Cade potrebbe avallare il pateracchio”.

Dopo l’assegnazione del conveniente convertendo agli investitori amici e la cessione di Telecom Argentina in una notte, senza gara e senza benefici per lo stato patrimoniale del gruppo Telecom Italia, afferma ancora Mucchetti rivolgendosi ai soci italiani di Telco e al Governo, “ci possiamo aspettare di tutto dal management prono al futuro padrone. Ma vorrei ancora credere che Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo, tuttora azionisti di controllo di Telco, non se ne vogliano lavare le mani per trenta denari e coprire così il lavoro sporco a favore di Telefonica. Ma più di loro non se ne può lavare le mani il governo, nascondendosi dietro un golden power che non si applica alle società europee. Se Telefonica intende smembrare il gruppo Telecom Italia che, almeno, lanci un’Opa per contanti rivolta a tutti gli azionisti come fece Enel in Spagna con Endesa”.

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