Angelino Alfano ha scoperto l’esistenza dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. A Palermo, dopo la riunione del Comitato Nazione per l’Ordine e la Sicurezza, il vicepremier manifesta per la prima volta vicinanza ai pm della procura siciliana, oggetto nei mesi scorsi di pesanti minacce di morte. “Nel delicato processo della cosiddetta Trattativa Stato-mafia si inseriscono tante minacce contro magistrati a cui noi oggi siamo venuti a dire che ci siamo”, ha detto il ministro dell’Interno nella conferenza stampa convocata in prefettura dopo l’incontro con pm e i vertici delle forze dell’ordine. Lontani i tempi in cui l’allora premier Silvio Berlusconi si scagliava contro i magistrati di Palermo e Caltanissetta, bollando le inchieste sulla Trattativa e sulla strage di via d’Amelio come “cospirazioni fatte con i soldi di tutti”. Era il 2009 e l’allora Guardasigilli Alfano non si espresse sull’argomento, come d’altra parte continuò a fare negli anni successivi. “Io sono qui, ho detto parole chiare e fatti chiari, il resto è strumentale polemica politica” ha risposto, quando ilfattoquotidiano.it gli ha ricordato il suo atteggiamento passato sulle delicate inchieste dei pm siciliani. Di segno completamente opposto invece le dichiarazioni di vicinanza espresse nelle ultime ore dal ministro dell’Interno alle toghe siciliane. “Non possiamo escludere che ci sia la tentazione di riprendere una strategia stragista dopo questi anni di silenzio, ma lo Stato e pronto ad ogni intervento di prevenzione e repressione”, ha aggiunto il leader del Nuovo Centrodestra. All’ordine del giorno anche l’utilizzo del bomb jammer, il dispositivo elettronico in grado di neutralizzare qualsiasi ordigno esplosivo piazzato nei pressi delle auto blindate dei magistrati. “E’ stato messo a disposizione”, ha detto il vicepremier, che sull’argomento deve ancora rispondere ad un’interrogazione parlamentare presentata il 14 ottobre scorso dal deputato del M5S Luigi Di Maio. In realtà sono ancora in corso le ultime sperimentazione per saggiare i possibili effetti collaterali del dispositivo, fino ad oggi mai utilizzato nei centri abitati  di Giuseppe Pipitone e Silvia Bellotti

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