Quante volte vi è capitato di essere etichettati come dei radicali ambientalisti o degli estremisti? A me moltissime. La cosa mi ha sempre dato anche un certo godimento. Aumentava la mia autostima. Essere accusato di essere un sovversivo dai dirigenti del partito del calcestruzzo (sia da quelli di matrice neoliberista che da quelli di matrice progressista) era motivo di orgoglio. “Ma smettila di opporti alle autostrade e al Tav! Vuoi farci tornare all’età della pietra?! Estremista e ambientalista del c…!”, “Si, adesso siete anche contro l’Expo2015! Ma vergognatevi. Siete dei talebani del verde! «Ma che problemi vi dà questo outlet? Ah certo! Voi volete tornare a coltivare la terra! Bravo! Oltre ad essere ambientalista sei pure terrone!” (quest’ultima me la sono beccata da parte dei dirigenti del partito del cemento della corrente leghista).

Poi, con il passare del tempo, questa etichetta ha cominciato a starmi stretta e mi sono reso conto che in realtà, io e direi anche gli ambientalisti, siamo dei veri moderati, impegnati a moderare il peso dell’uomo sulla terra.

Di converso, quelli che non perdono occasione per sbeffeggiarci, disegnarci su un albero intenti ad abbracciare un panda oppure additarci all’opinione pubblica come i nemici della patria, hanno perso lo smalto di moderati. Approvando grandi opere, speculazioni edilizie, saccheggi vari del territorio, distruggendo biodiversità e suoli agricoli, rispettabili politici e lobbisti in doppiopetto sono diventati dei veri estremisti sovversivi, spesso polemici e pronti ad alzare i toni. Se necessario anche usando il manganello…

Esagero?

Pochi dati certi per dimostrare che i veri nemici del benessere del paese e dei cittadini che lo abitano siano proprio loro. Vediamo perché.

Che cosa è fondamentale per un popolo, per le persone che vivono su un determinato territorio? Il cibo. E che cosa è accaduto al nostro paese? È accaduto che dal ‘71 al 2010 ha perso 5 milioni di ettari di Superficie Agricola Utilizzata. Questo è dovuto a due fenomeni: l’abbandono delle terre e la cementificazione.

Per la risoluzione del primo, la politica è assente e non riesce, anzi non prova neanche, ad arginare la perdita di terreno del settore primario rispetto al mattone. Coltivare la terra rende sempre meno in termini di reddito ed è molto faticoso, nonostante la meccanizzazione. Per il secondo fenomeno, la cementificazione, la politica dominante, non solo non l’ha arginato, ma lo ha promosso: approvando normative che hanno spinto i comuni a fare cassa con la monetizzazione del territorio, realizzando opere infrastrutturali che hanno accompagnato l’espansione urbanistica (lo sprwal), favorendo la rendita urbana, coltivando il consenso facile con gli oneri di urbanizzazione che arrivano grazie alle colate di cemento.

Per rendere bene l’idea di quello che è successo nel nostro paese ci possono aiutare due grafici tratti da un rapporto sul consumo di suolo agricolo a cura del Ministero delle Politiche Agricole. Nel primo si può vedere che a fronte di un aumento della popolazione, la superficie agricola utilizzata è diminuita (del 28% in 40 anni) e la forbice tende ad allargarsi. Nel secondo grafico è chiaro ed evidente quanto l’Italia stia progressivamente perdendo sovranità alimentare. La media del nostro grado di approvvigionamento alimentare è tra l’80 e l’85% ed è in costante diminuzione. Solo 20 anni fa era pari al 92%.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A questi dati, tenuti nascosti sapientemente all’opinione pubblica (ne avete mai sentito parlare al TG1, al TG3, a Ballarò, a Otto e mezzo?) se ne aggiunge un altro ancor più preoccupante: l’Italia è il terzo paese in Europa ed il quinto nel mondo nella classifica del deficit di suolo. Ci mancano 49 milioni di ettari per coprire il nostro intero fabbisogno, pari a 61 milioni di ettari. Siamo destinati ad essere sempre più dipendenti dalla produzione di terreni di altri paesi. Il buon senso dovrebbe portarci a fermare immediatamente per decreto il consumo di suolo, a bonificare le aree compromesse da cemento e veleni, ad incentivare il ritorno alla coltivazione delle terre abbandonate. Ma purtroppo buon senso e interesse collettivo sono spesso in contraddizione con gli interessi dei pochi e soliti noti… E questi ultimi prevalgono sempre.

Ma gli estremisti del cemento si sono resi protagonisti anche della sovversione di delicati equilibri ecosistemici. Alterazione condotta grazie alle loro azioni irriducibili, condotte talvolta nottetempo: mitici i consigli comunali alle 3 di notte per approvare varianti ai piani regolatori (nei quindici anni dal 1995 al 2009, i comuni italiani hanno rilasciato complessivamente permessi di costruire per 3,8 miliardi di mc). Le scelte di questi estremisti sono poi concausa certificata del dissesto idrogeologico e dello sprofondamento quotidiano del paese nel fango. Ma essi si ostinano a tenere la posizione, si oppongono in maniera davvero ideologica alle decine di proposte moderate.

Noi chiediamo di investire le scarse risorse nella messa in sicurezza del territorio; loro ci rispondono arroganti che sono prioritari i buchi nelle montagne per portare merci a 300 km all’ora da Torino a Lione. Noi proponiamo il recupero degli immobili esistenti, rendendoli più efficienti dal punto di vista energetico, di puntare sul risanamento/ricostruzione dei centri storici abbandonati (a partire da L’Aquila, dove recentemente si sono recati 22 sindaci moderati della Val di Susa per chiedere di impiegare in quella città le risorse destinate al Tav); loro si impuntano con le newtown in aperta campagna, le cittadelle dello sport, della moda, del design. Noi proponiamo un grande piano nazionale di piccole opere, per aiutare l’edilizia ad uscire dalla crisi (dall’abbattimento delle barriere architettoniche alla realizzazione di fognature, marciapiedi e piste ciclabili); loro ci rispondono polemicamente con nuovi piani casa, nuovi grattacieli, nuovi grandi eventi, nuove grandi autostrade, nuovi grandi padiglioni. Insomma, noi chiediamo di rallentare; loro accelerano con sprezzo del pericolo, spingendo il vapore a tutta velocità verso le estreme conseguenze, verso il baratro. Degli irresponsabili.

Risultato di queste scelte scellerate portate avanti con tanta veemenza bipartisan? Secondo l’ISPRA ogni giorno vengono impermeabilizzati 100 ettari di terreni naturali. 10 mq al secondo. Quindi cosa facciamo? Dobbiamo fermarli. Non c’è alternativa. Perché sono dei veri sovversivi. I veri estremisti di questo paese.

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