Questo sfortunato e disorientato Paese, che continua a essere forzato, piuttosto che guidato e persuaso a fare qualcosa, è ingombro di corpi. I corpi di vittime innocenti che non hanno trovato pietà e accoglienza. I corpi di colpevoli che, paradossalmente, si vendicano della civiltà con cui sono stati trattati da vivi e si vantano della barbarie con cui hanno tolto la vita ai loro morti. E il corpo di Berlusconi. Berlusconi è vivo e gli auguriamo lunga vita. Ma è politicamente finito e dunque anche nel suo caso bisogna rimuovere l’ingombro. Questa, infatti, è stata – una volta condannato – la strategia di Berlusconi: lasciarsi andare a corpo morto. Lo portino via i suoi, se ne hanno il coraggio. Di quel coraggio non si vede traccia. Ma poiché Berlusconi ha una gran folla di congiunti politici che continuano ad accorrere sul posto, sarebbe sgradevole – pensano i non berlusconiani (che non si sa mai quanto siano non berlusconiani) – intervenire mentre ci sono i parenti.

E così per l’ex presidente Berlusconi accade l’opposto che per l’ex capitano Priebke. Priebke giace ancora a Pratica di Mare perché è stato rifiutato come soldato dal suo Paese e come padre dai figli. Berlusconi di figli ne ha troppi che gli si stringono intorno impedendogli di andarsene decentemente da solo o – a qualcuno – di portarlo via. Sul suo Paese continua a pesare come un ingombro che è durato vent’anni e continua. Senza dubbio la trovata di lasciarsi cadere è stata geniale, e del resto si faceva, un tempo, nelle aule dei primi processi di mafia, fingendo un malore. Qui il malore è istituzionale.

Oscilla fra sette od otto diverse interpretazioni della legge Severino sull’espulsione dal Senato, ha a che fare con voti palesi o segreti, conta sulle astensioni di tutti i tipi, il presidente del Senato, il presidente della Commissione, i capigruppo alle Camere, i suoi ministri al governo, i suoi deputati falchi e i suoi deputati colombe. Ha a che fare anche con la faccia mite – feroce (secondo le occasioni, ma senza pericoli per gli astanti) – della sua ex opposizione con cui adesso governa insieme. Come potrebbero essere loro a trasportare il corpo di Berlusconi decaduto, senza arrecare un’offesa ai congiunti inerti intorno al caro estinto politico?

E così, lui rilancia ogni giorno la sfida: rimuovetemi, se ne avete il coraggio. In questo modo l’Italia è costretta a muoversi in cerchio intorno al corpo caduto, stando tutti attenti al tono garbato e alle buone maniere, e guardandosi bene dall’affrettare i tempi. Al contrario, l’unica soluzione decente (e astuta) sembra aspettare. Se ci comportiamo con la dovuta buona educazione, se mostriamo un comportamento umano ed estraneo all’antiberlusconismo viscerale, forse il corpo può restare qui e ogni danno sarà evitato. Lo sanno anche loro che arriveranno le mani lunghe dei giudici, con nuove sentenze e nuove imputazioni e nuovi processi.

Ma quello è il capitolo scandaloso e illegale dell’eliminazione per via giudiziaria dell’avversario politico che “loro” non riescono a eliminare per via politica. Non riescono chi, dato che i presunti avversari (che non sono stati mai invadenti e non hanno mai preteso di volere, sapere, denunciare) governano insieme, lo fanno con una certa grazia e mostrano una certa naturale propensione a stare vicini e insieme? Non preoccupatevi, c’è un tempo per vivere e celebrare l’alleanza e un tempo per mordere a sangue l’avversario (per esempio, se bisogna salvare Mediaset dal vistoso decadimento, mandi qualcuno in un programma Rai di successo a portare accuse personali al conduttore, e poi non solo non molli l’osso, perché la situazione Mediaset è grave e urge danneggiare il più possibile la ex concorrente, ma continui, raddoppiando la cattiveria come nella spietata scorreria di un giustiziere). L’aspetto curioso di questa strategia è un esperimento, signore e signori, mai tentato prima: mordere a sangue e – nello stesso tempo – governare insieme. E anche: governare insieme e sghignazzare ogni giorno su quel che fa (e certo non fa, non può fare) questo governo alleato delle “grandi intese”.

Approvare alle Camere e svergognare sui giornali (non solo i loro giornali) attraverso le fonti controllate (ancora moltissime). Ma il corpo dell’uomo che si è buttato per terra e lancia ogni giorno la sfida “rimuovetemi se ne avete il coraggio!” fa ben altri danni. Mettetevi nei panni di Letta, persino se non simpatizzate per la sua strana iniziativa del presiedere con grazia, buona educazione e buon inglese, un governo immobile. Letta deve trascorrere i suoi giorni di governo, in Italia e all’estero, con Berlusconi aggrappato al piede, un ingombro che fatalmente impedisce ogni passo. È stato gentile Obama a fingere di non vedere, ma Berlusconi è li, aggrappato e ci resta. Al momento possiamo calcolare il danno che ha fatto. Ma la sua bravura, riconosciamolo, è questa. Non sappiamo ancora il danno che farà. Pensate che sono in ansia, su questo, persino Alfano e Cicchitto.

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