Con la cultura si fa la fame e allora Feltrinelli inaugura un nuovo spazio con prosciutti e provoloni appesi. Si mangia, si beve e, se proprio si vuole, en passant, si sfoglia un libro. Fra le guglie fiammanti dei grattacieli di piazza Gae Aulenti della nuova city milanese sembra di essere a New York. Se poi il cielo del tramonto si dipinge di rosa e si specchia nelle vetrate dei palazzi, allora si può credere davvero. È la Milano che cambia volto e si prepara all’Expo 2015. Dentro la ressa è da festa dell’Unità: tutto per accaparrarsi un cannolo alla siciliana, un raviolo di zucca e un bicchierino di vinello. A fare gli onori di casa e di lettere di Red (acronimo di “Read, eat and dreams”, ma invertirei l’ordine) la lady in rosso, Inge Feltrinelli che vende il nuovo format: cultura e panini imbottiti.

Se ne sta in disparte e si intuisce, il suo disagio. Vittorio Agnoletto, medico di fabbrica, fondatore della Lila (Lega italiana per la lotta all’Aids), ma è noto soprattutto come leader del movimento no-global. È uno degli autori di punta della scuderia Feltrinelli. Per loro ha scritto: “L’eclissi della ragione” e l’ultimo scomodissimo “Aids, lo scandalo del vaccino italiano“. Una vicenda dai contorni inquietanti che, dopo quindici anni di enormi risorse messe in campo e sperimentazioni in Italia e in Sudafrica, non ha prodotto il risultato sperato. L’ennesimo scandalo di Stato? Agnoletto ha l’aria mite di un signore di mezz’età, ma le sue parole sono taglienti ed entrano nella carne viva di chi ascolta. È accompagnato dalla bella Teresa, attrice teatrale, che lo ha reso padre per la prima volta. Ci pensa a un secondo figlio? “Macché. Già mi scambiano per il nonno”, dice con ironia agrodolce. La filosofia di Agnoletto sembra ispirarsi a quella ‘On the road’ di Jack Kerouac: dobbiamo andare e non fermarci, finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so ma dobbiamo andare.

 I dietro le quinte li preferisco di gran lunga all’evento in sé che, spesso, sono panna montata. E lì che si fanno incontri non banali. Dopo la mostra da sogno delle sorelle Fendi, dedicata al grande cinema italiano (che sarebbe piaciuta tanto anche alle animaliste), la incontro e non la riconosco subito. Sembra ancora una ragazzina, Dori Ghezzi, il mio mito. Quando formava il duo canoro con il cantante di colore Wess e cantava “Un corpo e un’anima”, io andavo ai primi balletti. Dori oggi fa la “vestale dell’ammmore”, non canta più anche se avrebbe ancora una voce al cui confronto Lady Gaga è afona e si dedica solo alla fondazione Fabrizio De Andrè. “Non ho la mia mail personale. Mi scriva pure su quello della Fondazione”, mi risponde disarmante. Nei duri tempi della recessione l’amore diventa più attento, più premuroso, più esclusivo? Nella generale penuria potrebbe rimanere l’unica certezza cui aggrapparsi.

La pensa così anche Ilaria Forattini (non è un caso che la incontri insieme alla Ghezzi), la compagna di Giorgio da una vita. Amorevole in ogni suo gesto, accorta a quello che il maestro mangia e beve. Si concedono ancora delle pause d’amore, insieme e per conto proprio. Mano nella mano in una masseria in Puglia: lei, da sola con le amiche, al Polo Nord. Come le colonne di un tempio, si sostengono. E aspettano il 12 novembre, data prevista per l’uscita dell’ultimo libro di Forattini. Titolo top secret. Nani, grilli e ballerine, di certo le sue frecciate non risparmieranno nessuno.

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