Tra i vari effetti collaterali della crisi di governo in atto ce n’è uno veramente paradossale: da oggi la partecipazione dell’Italia alla guerra in Afghanistan diventa illegale poiché è saltata la proroga delle missioni militari internazionali che, in base all’ultimo decreto, scadeva il 30 settembre. La base giuridica che legittima la partecipazione delle forze armate italiane alla missione Isaf (costituita a seguito della risoluzione Onu 1386 del 20 dicembre 2001) risiede infatti nei periodici decreti– successivamente convertiti in legge dal Parlamento – che prorogano di 3, 6, 9 o 12 mesi le precedenti autorizzazioni alla partecipazione del personale militare alle missioni, provvedendo alla relativa copertura finanziaria. 

E’ stato così fin dall’inizio, quando il 27 febbraio 2002 il Parlamento approvò la legge di conversione, con modificazioni, del decreto 451 del 28 dicembre 2001 “recante disposizioni urgenti per la proroga (fino al 31 marzo 2002) della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali”: la modificazione consisteva nell’inserimento nel testo del decreto di un riferimento alla missione Isaf “connessa a Enduring Freedom”.  Per anni molti parlamentari hanno chiesto di superare questo meccanismo assurdo con l’approvazione di una legge-quadro che consentisse autorizzazioni definitive e non temporanee, legate alle scadenze di bilancio. Se ne è parlato molto, ma finora non se n’è mai fatto nulla.

“Da domani le nostre truppe operano in Afghanistan, e in tutte le altre missioni internazionali, senza nessuna autorizzazione legale e politica, e questa situazione paradossale è il frutto dell’assenza di una legge-quadro sulle missioni”, dice infatti il deputato Cinque Stelle Massimo Artini, membro della commissione Difesa. “Non c’è dubbio: in assenza del decreto di proroga, dal 1° ottobre la partecipazione italiana alla missione di guerra in Afganistan e a tutte le missioni militari internazionali sono prive non solo di copertura finanziaria, ma anche di copertura legale”, conferma Arturo Scotto (Sel), membro della commissione Esteri della Camera. “Onestamente non saprei cosa dire, devo chiedere ai nostri legali”, hanno risposto dal Ministero della Difesa. 

Con o senza copertura legale e finanziaria, in Afghanistan l’Italia continua a spendere 1,6 milioni di euro al giorno per bombardare e uccidere afgani. Solo pochi giorni fa i cacciabombardieri Amx dell’aeronautica militare hanno colpito due “postazioni di elementi ostili” nell’ovest del paese, non si sa con quale bilancio di vittime. Gli aerei italiani sono sempre più spesso chiamati a fornire copertura alle truppe afgane che combattono al suolo. All’inizio di settembre, ad esempio, gli elicotteri dell’esercito sono stati impegnati per diverse ore a bombardare i guerriglieri afgani “attraverso ripetuti interventi di risposta, durante i quali uno degli elicotteri ha riportato lievi danni”: alla fine – recitava il bollettino militare – “i Mangusta hanno neutralizzato la minaccia al suolo e consentito alle forze afghane di riprendere il controllo dell’area”. Da domani, queste azioni di guerra saranno formalmente atti illegali.

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