Il Re dell’Olanda Guglielmo Alessandro ha dichiarato in una conferenza televisiva tenuta il 18 settembre scorso che il welfare state olandese non è più sostenibile e che è necessario un profondo ripensamento dell’organizzazione della sanità pubblica del paese. La notizia è stata ripresa da vari quotidiani a diffusione internazionale.

Bisogna senza dubbio apprezzare la sincerità ed il realismo del sovrano olandese e del suo primo ministro Mark Rutte: non c’è dubbio che una notizia del genere rischia di compromettere la carriera di qualunque personalità politica ed in Italia nessuno avrebbe avuto il coraggio di darla. Detto questo (che è il massimo che si può dire in positivo di questa misura e probabilmente di questo governo), si può ricordare che il governo olandese rappresenta, nella migliore delle ipotesi, una ideologia fortemente conservativa, molto favorevole al liberalismo economico e molto prudente sulle tematiche dello stato sociale. La sanità olandese ha un livello molto elevato e costa al paese circa il 12% del Pil, che è tantissimo ma non molto di più di quella italiana (9% del Pil secondo le stime della World Bank), e lo stesso di quella francese (11,6% del Pil) o tedesca (11,1% del Pil). Ovviamente ragionare in termini di frazioni Pil è un po’ fuorviante: occorre considerare che le nazioni nominate non hanno lo stesso Pil pro capite e che quindi in termini assoluti le differenze di spesa tra i vari paesi possono essere maggiori.

La sanità pubblica olandese non sarà l’unica istituzione a subire un ridimensionamento: anche il sistema pensionistico, sia previdenziale che assistenziale, potrebbero essere interessati, e sono già stati tagliati i sussidi di disoccupazione. Ma la sanità pubblica sarà il sistema che subirà i più ampi stravolgimenti, probabilmente mediante il ricorso ad assicurazioni private. Poiché queste misure sono motivate dall’obiettivo di abbassare il deficit, non si prevede che siano accompagnate da rilevanti sgravi fiscali.

Le decisioni del governo olandese rappresentano una grave sconfitta della filosofia sociale europea, in quanto mettono in discussione alcune conquiste che rappresentano l’essenza stessa della nostra civilizzazione, basti dire che il diritto alla salute (in effetti diritto all’assistenza sanitaria) è sancito non solo dalle Costituzioni dei vari stati europei (la nostra Costituzione lo cita all’art. 32), ma anche da dichiarazioni di varie organizzazioni sovranazionali (ad es. è citato all’art. 14 della Dichiarazione di Bioetica dell’Unesco). Purtroppo, in alcuni casi, primo tra i quali quello dell’assistenza sanitaria, l’applicazione pratica dei propri principi etici non è gratuita ma ha un gravoso costo economico, e la crescita continua dei costi della salute della previdenza e dell’assistenza è difficilmente sostenibile anche per uno stato ricco come l’Olanda.

Toccherà anche all’Italia una decisione come quella olandese? Al momento il sistema economico italiano soffre una crisi profonda che non suggerisce previsioni favorevoli. E’ chiaro che in Italia un discorso come quello del Re d’Olanda sarebbe improponibile; però è in atto una riduzione negata dei servizi sanitari per cui le liste di attesa si allungano, ospedali vengono chiusi, personale sanitario va in pensione e non viene rimpiazzato. In pratica si fa la riforma senza dirlo, e un po’ a casaccio: se sei fortunato e arrivi al Pronto Soccorso quando c’è un letto disponibile per il ricovero bene; altrimenti aspetti in barella. Forse sarebbe preferibile fare una pianificazione razionale, ridefinire i Livelli Essenziali di Assistenza in modo che siano sostenibili e poi garantirli davvero, gratuitamente e in modo fruibile a tutti i cittadini. Prima del collasso completo del sistema.

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