A guardarlo da fuori si vede solo qualche crepa. Eppure il Teatro Sociale di Finale Emilia rischia di non superare il prossimo inverno. Perché i terremoti di maggio 2012 non hanno danneggiato unicamente la facciata sud della struttura, costruita nel 1910, ma ne hanno devastato il tetto, esponendo foyer, platea e palcoscenico alle intemperie, oltre che alle macerie. Tuttavia, ormai quindici mesi dopo quei fenomeni sismici, la ricostruzione deve ancora cominciare. I calcinacci caduti in seguito al crollo del manto di copertura sono ancora lì, ammassati sulle poltroncine dove gli spettatori sedevano per assistere allo spettacolo, nei camerini dove gli attori si preparavano prima di calcare la scena, e le sale del teatro sono ancora chiuse, in attesa che i lavori, finalmente, inizino. “Qui nella bassa terremotata molti edifici sono stati puntellati, quantomeno messi in sicurezza. Eppure, il teatro è ancora nella stessa situazione dell’anno scorso, come mai?” si chiedono i finalesi, che hanno deciso di rimboccarsi le maniche e rivolgersi direttamente a Stato e Regione Emilia Romagna per chiedere spiegazioni e capire perché “nessuno abbia ancora fatto nulla per riaprire lo stabile”.

“Hanno sistemato qualche tirante per evitare che la facciata crollasse – spiega Pierpaolo Salino dell’associazione culturale Pevar, impegnata nell’organizzazione di iniziative volte a raccogliere fondi per salvare il teatro – poi nient’altro. Quindi diverse associazioni, oltre alla nostra, finalesi e non, hanno deciso di mobilitarsi e raccogliere fondi, nella speranza di inviare un segnale alle istituzioni”.

Come il circolo musicale “Lato B”, che ha raccolto, per la ricostruzione del Teatro Sociale, 6.000 euro. Come la manifestazione “Pasteggiando”, la “eno-camminata” notturna per le vie del centro storico di Finale Emilia, che ha raccolto 4.000 euro. Come, ancora, la “Magnafinal”, una passeggiata di 10 chilometri per il centro e le campagne cittadine che avrà luogo il 15 settembre prossimo, organizzata e gestita interamente da volontari e dall’associazione Pevar, il cui ricavato sarà devoluto per contribuire a sostenere il costo dei lavori. “L’anno scorso, la quinta edizione di questa manifestazione, che si è svolta, nonostante il terremoto, il 9 settembre, ha visto la partecipazione di 800 persone e il ricavato è stato utilizzato per acquistare un pick up per la Protezione Civile. Quest’anno speriamo che i partecipanti riescano a raggiungere quota 1.000. Sarebbe un bell’aiuto per la nostra causa”.

Un aiuto e, al contempo, un appello: “Sappiamo che le risorse per la ricostruzione sono quelle che sono – spiega Salino – però alle istituzioni chiediamo almeno una road map, un impegno operativo che definisca i tempi necessari a restituire il teatro ai propri cittadini visto che in molti qui, giovani e meno giovani, si sono dati da fare con le proprie mani per organizzare eventi a favore della struttura”.

Su open ricostruzione, il portale voluto dal commissario alla ricostruzione Vasco Errani per monitorare le donazioni devolute all’Emilia, e i progetti in corso per riedificare l’intera area cratere, la voce “interventi previsti” nella pagina del Teatro Sociale non è stata ancora compilata. E l’importo dei lavori riportato sul sito è di 650.000 euro. Ma in realtà, “e questa è sicuramente una delle ragioni che complicano la riapertura del teatro – spiega Massimo Mezzetti, assessore regionale alla Cultura – i danni sono stati sottostimati, e di molto”. Perché quando tecnici e ingegneri sono entrati nello stabile, si sono resi conto di quanto la situazione fosse ben più complessa, tanto che, secondo i calcoli della Regione, serviranno più di 2 milioni di euro per ricostruire il Teatro Sociale.

Ma il problema non sono solo i costi. Perché quando si parla di ricostruzione si parla anche di burocrazia, e pure in questo caso, a ritardare l’inizio dei cantieri ci ha pensato lo Stato. “Purtroppo – continua Mezzetti – abbiamo dovuto tribolare più di un anno per ottenere il finanziamento statale relativo ai beni culturali, sbloccato solo poche settimane fa. Ora, per iniziare i lavori abbiamo bisogno di capire quale sarà la quota di fondi destinata al Teatro, e poi potremo avviare quantomeno gli interventi più urgenti”. L’impegno della Regione, sottolinea l’assessore, “c’è. Abbiamo inserito lo stabile tra le priorità, per quanto riguarda gli interventi relativi ai beni culturali. E sappiamo che anche il Comune di Finale Emilia è intenzionato a fare lo stesso. Purtroppo in Italia i beni culturali vengono trascurati, per questo l’impegno dei cittadini è importante”. Anche perché le strade tentate dall’assessorato alla Cultura per raccogliere fondi extra da destinare agli edifici storici terremotati non hanno avuto il successo sperato. “Abbiamo tentato un gemellaggio con la Regione Sicilia che però non è andato a buon fine, e abbiamo attivato un conto corrente attraverso l’istituto dei Beni Culturali, senza riuscire a raccogliere più di qualche decina di migliaia di euro. Speriamo che la situazione si sblocchi presto, prima dell’inverno, perché non sarebbe giusto lasciare alle intemperie la possibilità di distruggere quel poco che il terremoto ha risparmiato”.

“Grazie a Magnafinal e alle risorse raccolte fino a oggi speriamo di riuscire ad arrivare a 20.000 euro – conclude Pierpaolo Salino – sappiamo che non bastano a pagare tutti i lavori, ma ci rivolgiamo direttamente a Mezzetti e all’assessore alla Cultura di Finale Emilia Massimiliano Righini: aiutateci a trovare i soldi necessari ad acquistare, quantomeno, una copertura per il tetto. Il teatro ha già sopportato un inverno in condizioni precarie, vogliamo che riesca a superare anche il prossimo”.

Foto di Gianluca Galletti

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