La procura di Roma indaga per istigazione al suicidio in merito alla vicenda del ragazzino di 14 anni che nella notte tra il 7 e l’8 agosto scorso si è tolto la vita lanciandosi dal tetto del suo palazzo. Un gesto che il giovane ha spiegato in una lettera lasciata al padre, legandolo alla sua omosessualità.

Nella missiva, che è stata acquisita dagli inquirenti, il giovane fa il nome di dodici amici (10 ragazzine e due maschi) a cui i genitori avrebbero dovuto comunicare la notizia della sua morte. I dodici giovani verranno sentiti nei prossimi giorni dagli uomini della squadra mobile e del commissariato San Basilio a cui oggi il procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani ha conferito la delega per l’attività istruttoria. Nella lettera, secondo quanto confermano fonti inquirenti, non ci sarebbe alcun accenno a casi di bullismo o vessazioni subite dal ragazzino. D’altronde anche gli stessi genitori, che già sono stati ascoltati dai pm, hanno raccontato che non c’erano stati segnali di disagio evidenti da parte del ragazzo o di episodi in cui era stato vittima di bulli. Anche l’ultima sera, il 7 agosto scorso, era trascorsa in casa in modo del tutto tranquillo. “Abbiamo visto la televisione insieme – ha raccontato il padre -, poi mia moglie aveva sonno ed è andata a dormire presto. Io e mio figlio siamo rimasti davanti alla tv fino all’1.30 e poi ci siamo dati la buonanotte”. Il ragazzo ha poi deciso di togliersi la vita lanciandosi dal tetto del palazzo.

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