“Mai più Green Hill”. Con l’approvazione definitiva, mercoledì, alla Camera, del disegno di legge di delegazione europea, acquistano forza di legge i criteri individuati dal Parlamento per l’applicazione della direttiva europea 2010/63 “sulla protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici”. Tra questi il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori, norma  bispartisan sostenuta tra gli altri dai senatori Amati, Cirinnà, De Petris, Fissore, Granaiola, Repetti, Silvestro, Uras e i deputati Brambilla, Di Vita, Mantero e Sbrollini.  

Il governo ha anche accolto un odg che lo impegna, indicando dove attingere le risorse, a favorire lo sviluppo di metodi alternativi e ad un più stringente controllo sulla sperimentazione animale. A poco più di un anno dalla liberazione dei 2.600 beagle (poi affidati dalla Procura) arriva l’approvazione della norma. Oltre al divieto di allevamento, sono dunque confermati, tra gli altri criteri di cui l’esecutivo dovrà tener conto, l’obbligo di impiegare l’anestesia e l’analgesia per tutti gli esperimenti che causano dolore (eccetto i test su anestetici e analgesici); il divieto di utilizzare gli animali “per gli esperimenti bellici, per gli xenotrapianti e per le ricerche su sostanze d’abuso, negli ambiti sperimentali e di esercitazioni didattiche ad eccezione dell’alta formazione dei medici e dei veterinari”.

La norma dà anche impulso alla validazione di metodi sperimentali che non richiedano l’utilizzo di animali. Impone, cioè, di “sviluppare approcci alternativi idonei a fornire lo stesso livello o un livello superiore di informazioni rispetto a quello ottenuto nelle procedure che usano animali, ma che non prevedono l’uso di animali o utilizzano un numero minore di animali o comportano procedure meno dolorose, nel limite delle risorse finanziarie”.

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