In Italia la legge prevede che anche un figlio di migranti irregolari debba avere un pediatra di famiglia, ma la Regione guidata da Roberto Maroni non ne vuole sapere. Ha infatti bocciato la proposta presentata da Umberto Ambrosoli, coordinatore dell’opposizione in Consiglio regionale, che rivendicava le cure anche per i figli di chi è senza permesso di soggiorno. Così, a dare battagli in difesa dei diritti arriva anche la società civile, che attraverso una serie di associazioni, fra cui il Naga e Avvocati per niente,ha presentato un esposto in Tribunale contro il Pirellone per inadempienza. I pediatri di frontiera, quelli che praticano la loro attività come volontari presso associazioni umanitarie, dicono che la sanità pubblica, attraverso i pronto soccorsi, gestisce solo l’emergenza, “ma la continuità assistenziale può essere garantita solo dai pediatri”. Dalla Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi di Milano, dove esiste un ambulatorio pediatrico a disposizione di chiunque si metta in lista d’attesa, spiegano che garantire visite regolari anche ai figli degli stranieri senza permesso di soggiorno conviene a tutti: “Le patologie dell’infanzia verrebbero tenute sotto controllo in modo più capillare e la loro diffusione potrebbe essere arginata con più efficacia”  di Fabio Abati

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