Approvato dal Consiglio dei ministri il ddl che riguarda Città metropolitane, Province, Unioni e fusioni di Comuni e che ne rivede e ne ‘svuota’ in parte i poteri in vista dell’abolizione dalla Carta Costituzionale e prevede che “le province diventino enti territoriali di secondo livello”. Il ddl, che prevede la nascita delle città metropolitane e la riorganizzazione delle unioni e delle fusioni dei comuni, passerà all’esame della Conferenza unificata e, dopo quel vaglio, tornerà nuovamente al Consiglio dei ministri per il varo definitivo. Il ddl sul riordino delle Province ha “l’obiettivo di sistemare e gestire la transizione in attesa che il Parlamento approvi il provvedimento di abolizione degli enti”, ha spiegato Letta. “Il percorso di riforma costituzionale è complesso e prende tempo, nel frattempo ci sono alcuni avvenimenti in corso che hanno bisogno di essere gestiti, quindi abbiamo approvato lo ‘Svuotapoterì delle Province”, conclude il premier.

Si tratta però dell’ennesima proposta  sull’abolizione delle province, che era stata avanzata anche dai precedenti governi guidati da Silvio Berlusconi e Mario Monti. Faceva parte del programma del Pdl già nel 2008 (”C’è un solo punto nel programma elettorale in cui ho difficoltà serie con gli alleati – lamentava il Cavaliere – ed è quello dell’abolizione delle Province: siamo ancora convinti che sarebbe utile per risparmiare ma la Lega ha una posizione molto ferma”) mentre la proposta del governo del Professore è stata poi bocciata dalla Consulta che l’ha ritenuta incostituzionale perché “non è materia che si può disciplinare con un decreto legge”. Un’obiezione che è stata sollevata anche oggi dall’Unione delle Province italiane (Upi) sulla proposta del governo Letta. “Questo ddl è incostituzionale – ha detto il presidente Antonio Saitta – perché le Province hanno funzioni amministrative e non possono essere svuotate di queste funzioni”. Il disegno di legge, ha continuato, “è la resa del governo ai grandi burocrati che non vogliono essere toccati. Vince la burocrazia e il governo si arrende”. 

Il sindaco di Roma Ignazio Marino è però critico nei confronti del testo varato oggi in cdm relativo alle città metropolitane. “Nella sostanza sono d’accordo sull’impianto della legge ma i termini di eventuale adesione a Roma Capitale di tutti comuni, data la complessità della provincia di Roma, devono essere meglio precisati”. Per Marino “così com’è scritta la legge in questo momento un comune può aderire solo se confinante con altri comuni che hanno già aderito. Ci sarebbero dei comuni, ad esempio Bracciano, che non potrebbero aderire se non l’hanno già fatto Anguillara e Fiumicino. Questo evidentemente è legato alla complessità geografica del nostro territorio che secondo me un punto che va chiarito nella legge”. Il sindaco ha chiesto anche che la data fissata per l’adesione sia “dinamica”. “I comuni – spiega – dovranno aderire alla città metropolitana entro il 28 febbraio 2014. Ma questa data deve essere un termine dinamico per permettere ai comuni più lontani e non confinanti di avere tempo a disposizione per l’adesione”.

Le misure del Consiglio dei ministri 

Codice della Strada – Letta ha annunciato anche un disegno di legge delega per la riforma del Codice della strada, contenente un meccanismo “di premi per i comportamenti virtuosi e di sanzioni per quelli recidivi e non virtuosi”. A questo si aggiungono misure specifiche a tutela dei ciclisti e una nuova normativa per le cosiddette ‘macchinine’ in modo da integrarle nel sistema della patente a punti che interverrà “anche per l’utilizzo delle macchinine che vanno considerate con le stesse caratteristiche delle auto, con gli stessi rischi e pericolosità”. Patente a punti anche per i minorenni che guidano motocicli. Secondo il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, inoltre, serve un nuovo codice della strada. Quello vigente infatti “ha 240 articoli e dal 1990 ad oggi ha subito 70 interventi”. È necessaria dunque “una delegificazione e una manutenzione normativa”. 

Tra le misure proposte anche il divieto di fumare le sigarette elettroniche e anche di accendere una ‘bionda’ vera negli spazi aperti delle scuole italiane.

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