Prima il “postribolo a cielo aperto”. Poi le orge e le notti da sabbah delle streghe. Il vescovo Luigi Negri inanella un’altra gemma del suo personalissimo rosario di polemiche contro la società del terzo millennio. Dopo aver lanciato strali ai magistrati milanesi che indagavano sul Rubygate, dopo aver definito le parole del luciferino duo Grillo e Casaleggio “peggio del nazismo”, dopo aver chiesto la scomunica del nuovo film di Rob Zombie, il vescovo di Ferrara festeggia i suoi primi cento giorni di episcopato estense scagliandosi contro le serate universitarie che si tengono attorno ai bar del duomo.

L’esponente di Comunione e Liberazione catechizzava le giovani anime perdute parlando di “centinaia o migliaia di giovani” ai quali è permesso di “bruciare la loro vita, quasi tutte le notti, in enormi sbronze di alcol e droga. Non consentirò più, e studieremo i modi, che la piazza della Cattedrale, corpo unico con la Cattedrale stessa, e quindi nella piena disponibilità della Chiesa di Ferrara-Comacchio, possa servire a queste vicende che, come ho già detto altre volte, sono un postribolo a cielo aperto”. A comporre l’ignominioso “postribolo” sono gli studenti universitari, che si riversano nei locali attorno al duomo di proprietà della curia. Locali che pagano l’affitto alla chiesa di Ferrara-Comacchio.

L’inaspettato sermone ha provocato qualche timido e prevedibile tentativo di difesa da parte di singoli esponenti locali di Udc e Pdl e di associazioni ultracattoliche. Ma la stragrande maggioranza delle reazioni è stata improntata allo sdegno e alla presa di distanza dalle parole del vescovo. Anche lo stesso sindaco Pd Tiziano Tagliani, da sempre vicino agli ambienti cattolici della città, si è visto costretto a battezzare come “giudizio sommario” le parole del sacerdote.

E lui, il vescovo, che nelle sue omelie cita ancora Benedetto XVI come “il nostro papa”, torna alla carica con un’intervista a un quotidiano locale per descrivere meglio il suo pensiero e quella parola, postribolo, che inevitabilmente rimanda all’atto del meretricio con annessi e connessi: tornando a casa alle 3 di notte (sic) ha visto “persone intente in atti di promiscuità. Ho visto scene di sesso tra due ragazzi e un gruppo, evidentemente ubriaco, coinvolto in atteggiamenti orgiastici. Io non ho mai visto un postribolo. Ma l’idea era quella”.

E così, a gettare acqua sulla pioggia di zolfo e fuoco lanciata sopra le Sòdoma e Gomorra in salsa emiliana, dopo le critiche di cittadini, politici e associazioni di esercenti, ecco il turno della questura. Se il vescovo alle 3 di notte ha visto quelle scene da girone infernale, allora ha omesso di segnalarlo alle forze dell’ordine. Dall’archivio della Polizia di Stato non risultano denunce contro ignoti (pardon, peccatori) per atti osceni o contrari alla religione nei luoghi descritti da almeno un anno a questa parte. Anzi, precisano dagli uffici preposti, la zona è piuttosto tranquilla, salvo qualche lite o segnalazioni di schiamazzi notturni. A voler essere pedanti, le serate di piazza hanno coinciso anche con una drastica diminuzione delle famose stragi del sabato sera. È sempre Tagliani a ricordare “a chi non ha memoria del passato che proprio la città viva ed il venir meno degli esodi dello “sballo” ha contribuito alla riduzione assai significativa della mortalità stradale fra i giovani, una tragedia immane fino a qualche anno fa”. E nel frattempo, a proporre la soluzione è Monsignor Negri che pensa già alla extrema ratio: recintare il sagrato del duomo

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