Lo confesso. Vedere il Sindaco di Palermo indossare il boa di struzzo alla conferenza stampa di presentazione del primo Gay Pride Nazionale in città mi ha convinto a comprare il volo Roma-Palermo per esserci. Questo prima che la Boldrini mi imitasse e facesse lo stesso settimane dopo. Sgomberiamo il campo da eventuali ambiguità:
1. Non considero il Gay Pride una carnevalata senza senso anzi non ne posso più di sbracciarmi per spiegarne ad amici e conoscenti il senso che ad una prima lettura può sfuggire
2. Per saltare un Gay Pride devo avere una valida ragione che non è: “fa caldo preferisco andare al mare e ci vediamo alla festa conclusiva questa sera”
3. Posso non essere d’accordo con alcuni eccessi a beneficio di telecamera di alcuni manifestanti ma mi batterò sempre perché loro ci siano
4. Mi dispiaccio quando sento dare addosso alla manifestazione da parte di persone che alla fine beneficiano dei diritti che si spera presto verranno concessi a tutti come è sacrosanto, anche grazie ai Gay Pride.
Detto questo il Pride di Palermo – un successo sotto molti punti di vista – ha anche avuto una nota molto stonata che non mi sembra sia stata ripresa dai giornali. In un Pride Village popolato da migliaia di persone, la sera di venerdì la pista con la musica migliore, la più gettonata di tutto il Village era interdetta agli uomini (vedi foto). Quindi soltanto se eri biologicamente donna potevi accedere altrimenti energumeni alla porta ti fermavano. Mi chiedo quali fossero le istruzioni impartite in caso di transgender operati.
Va da sé che un club privato può fare la selezione alla porta che preferisce. Ma qui siamo nel Pride Village, che accoglie tutti, che urla a gran voce che non può esistere discriminazione ma che pensa bene anche solo per una notte di mettere paletti di questo tipo.
A livello ideologico la cosa è stata di una pochezza imbarazzante.
Ho dibattuto a lungo con me stesso se dare voce a questa cosa passata in sordina, conscio del fatto che avrei dato le armi a chi si diverte a strumentalizzare e demolire delle giustissime rivendicazioni antidiscriminatiorie Lgbt. Ma trovo anche che un movimento maturo lo sia specialmente nella sua capacità di fare autocritica e magari anche ammenda.
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