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Finanziamento partiti, il governo cambia: “Allo Stato i soldi di chi non sceglie”

Una prima stesura del testo prevedeva che il cosiddetto "inoptato" finisse in parte anche le forze politiche. Ora la marcia indietro: alla politica solo se il contribuente lo dichiarerà chiaramente. L'esecutivo intanto lavora alla regolamentazione delle lobby
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Adotta il meccanismo del 5 per mille a favore delle onlus e non quello dell’8 per mille a favore delle Chiese, il meccanismo di ripartizione del 2 per mille per i partiti previsto dal disegno di legge del governo. Dal testo che l’Ansa ha visionato l’inoptato resterà allo Stato e non sarà distribuito tra i partiti, come prevedeva invece il testo iniziale. Quella prima stesura del testo del governo aveva suscitato molte polemiche, in effetti: di tutti i giornali, innanzitutto, ma anche da parte del Movimento Cinque Stelle che l’aveva già definita “legge truffa“. Al centro, infatti, c’era il meccanismo di ripartizione del denaro per il quale i contribuenti non indicano una destinazione precisa tra le due opzioni (Stato o donazione ai partiti). In un primo momento era prevista la ripartizione dei soldi (una quantità non irrilevante) in proporzione alle “preferenze” dei cittadini nelle dichiarazioni Irpef. Ora tutto cambia, invece. Se il contribuente non dichiarerà in modo chiaro di voler donare il proprio 2 per mille ai partiti, il denaro andrà allo Stato.

Il governo intanto lavora anche alla regolamentazione del peso delle lobby nella politica: l’esecutivo, si legge in una nota di Palazzo Chigi, ha voluto “ascoltare i soggetti interessati “ e si annuncia un provvedimento “a breve termine”. Oggi si è tenuta una riunione tra il segretario generale della Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, e le società rappresentanti di interessi particolari. Nel corso dell’incontro – si legge in un comunicato di palazzo Chigi – si è dato avvio a una discussione programmatica relativa alla disciplina della categoria ed è stata sottolineata la necessità di arrivare, a breve termine, a una legislazione che regolamenti l’attività delle cosiddette ‘lobby'”. “Il governo – ha dichiarato il segretario generale – intende coinvolgere le categorie in previsione di un intervento normativo. Proprio per questo si è ritenuto di ascoltare i soggetti interessati per verificare le criticità di un’attività già regolamentata in altri Paesi occidentali, oltre che in sede europea. Il governo ha ora intenzione di esaminarle e di tenerne conto nell’elaborare una disciplina che assicuri la piena trasparenza dei rapporti tra portatori di interessi particolari e decisori pubblici”.

 

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