Recentemente a Bologna si è concluso il 69° Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP), i dati presentati e relativi alla diffusione delle Malattie Sessualmente Trasmissibili (MTS) tra i giovani e giovanissimi hanno sollevato non pochi interrogativi.

Pur riconoscendo la maggiore diffusione di informazioni mediatiche e non solo relative alla sessualità, sembra che molti giovani tra i 15 e i 24 anni non mettano in atto alcun tipo di prevenzione necessaria alla sicurezza e la salute sessuale.

Quello che più colpisce riguarda però un significativo aumento di certe MTS che sembravano essere scomparse. Un dato interessante riguarda la Sifilide I e II o Lue (Treponema Pallidum) in aumento tra i giovani di sesso maschile (7.585 casi, il 9,6% del totale delle infezioni) con un incremento che dal 1996 al 2008 ha raggiunto l’800%.

La sifilide o come spesso viene ricordata “il mal francese” dalla presunta epidemia portata in Italia nel 1495 dal re francese Carlo VIII è una malattia che si trasmette principalmente attraverso il contatto sessuale. La sintomatologia della fase primaria riguarda una lesione cutanea, identificata come sifiloma, che compare nel punto esatto del contatto. Le localizzazioni più comuni riguardano il collo dell’utero nella donna e il pene nell’uomo, ma non si escludono altre parti del corpo come la zona anale e rettale. La zona ulcerosa si presenta in media dopo 21 giorni dall’esposizione e la lesione può persistere per 3-6 settimane se non viene trattata. In questi casi, nella fase secondaria (4-10 settimane dopo l’infezione primaria), i sintomi riguardano più comunemente la pelle, le mucose e i linfonodi.

Chiaramente, diventa sempre più necessario promuovere maggiori interventi non solo di tipo informativo, ma soprattutto educativo.

Ad oggi purtroppo nel nostro paese non esiste ancora una chiara e precisa regolamentazione in merito all’educazione affettiva e sessuale. Nella maggior parte dei casi, quando le istituzioni come la scuola autonomamente decidono di attivare corsi, sportelli o interventi mirati alla sessualità promuovono soprattutto una modalità, a mio avviso, troppo semplicistica e volta solo all’informazione; escludono spesso quegli aspetti educativi necessari a fare assimilare i concetti base della sessualità, e soprattutto eludono la possibilità di promuovere un dibattito costruttivo e propositivo sul tema. Appare sempre molto forte quella “paura” di dovere parlare di sessualità, come se alcuni concetti, espressione naturale del genere umano, possano essere sperimentati solo “casualmente”, o comunque confrontati con gli “altri” in momenti relativamente intimi dell’esperienza relazionale. Il tabù della sessualità sembra faticosamente disgregarsi, anzi con l’ausilio delle nuove tecnologie potrebbe rinforzarsi, visto che il grande quantitativo d’informazioni, a volte imprecise, difficilmente viene compreso e discriminato dagli stessi utenti più giovani.

A mio avviso, una regolamentazione in merito all’educazione sessuo-affettiva dovrebbe riguardare tutti gli esseri umani nel processo evolutivo di sviluppo. Si dovrebbe parlare ed educare all’affettività sin dalla scuola dell’infanzia dove è possibile promuovere esperienze sul corpo, sulla conoscenza di certi concetti base delle relazioni (la carezza, l’abbraccio, il bacio etc.) in modo da indirizzare sin da piccoli tutti gli individui a una maggiore consapevolezza del sé corporeo, dell’altro diverso da sé e del concetto più importante, oggi purtroppo in via di estinzione, il rispetto per se stessi e degli altri.

L’educazione affettiva e sessuale dovrebbe accompagnare gli individui in tutto il percorso evolutivo: dalla scuola dell’infanzia, passando per quella primaria e approdando alla secondaria e quindi alla fase più critica del passaggio pubertà-adolescenza, insegnando ai ragazzi non solo la comprensione delle proprie potenzialità corporee, espressive, affettive e sessuali, ma soprattutto il concetto del piacere. Piacere inteso come espressione di benessere psicofisico, condivisione, relazione e salute.

Un altro aspetto necessario riguarda una certa tridimensionalità educativa. A mio avviso non è utile insistere sull’educazione, spesso solo informativa, rivolta esclusivamente ai giovani. Gli interventi di tipo educativo devono coinvolgere a livelli diversi anche i caregiver (gli adulti di riferimento). Ecco allora la necessità di promuovere progetti per una consapevolezza affettiva e sessuale anche negli adulti: che siano questi i genitori con i quali i figli possono dialogare per mezzo di un linguaggio comune e costruttivo, ma anche gli insegnanti che spesso per paura di sbagliare, oppure semplicemente perché non riconoscono come affrontare alcuni temi delicati e associati alla sessualità, evitano di mettersi in gioco, escludendo purtroppo un elemento fondamentale della crescita evolutiva dei loro discenti.

Visto che le MTS continuano ad essere particolarmente diffuse, anzi quelle che sembravano essere scomparse ritornano, e che sembra molto complicato indirizzare il nostro bel paese verso la regolamentazione di progetti chiari e semplici di educazione affettiva e sessuale, il più saggio dei suggerimenti rimane comunque quello di:

sperimentate la sessualità e proteggetevi sempre utilizzando il condom (preservativo).

Good & Safe Sex!

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