Il permesso di ricerca l’ha dato il ministero per lo Sviluppo Economico, ma sarà la Regione Campania ad avere l’ultima parola sulla possibilità per la Italmin e la Cogeid di far partire le trivellazioni alla ricerca di petrolio a poche centinaia di metri dal centro di Gesualdo, un piccolo paese in provincia di Avellino. Eppure i cittadini di petrolio e trivelle non ne vogliono sapere: “La realizzazione della trivellazione è impattante – spiega Goffredo Pesiri, del Comitato Irpinia No Triv – Le perforazioni arriverebbero a duemila metri di profondità e i lavori durerebbero almeno quaranta giorni. Verrebbe poi installata una torre da cui verrebbero espulsi i gas del sottosuolo, bruciati da una fiamma che illuminerebbe tutta la zona”. “Il progetto – rincara la dose il geologo Alessio Valente – non è conforme ai piani che fotografano questo territorio, che ha vocazione rurale. C’è anche un problema sulla gestione delle acque che dissetano sia la Puglia sia la Campania. Quanto alle emissioni, a causa delle condizioni meteoclimatiche dell’area, rischierebbero di restare qui”. Così, a sentirsi minacciato non è solo chi a Gesualdo ha deciso di investire sulle produzioni tipiche e sul turismo, ma anche i giovani, che nel petrolio non vedono futuro: “Se la politica vuole decidere di trasformare queste zone nel Texas della Campania – spiega Vincenzo Nitti, del Comitato No Triv – ce lo faccia sapere: noi venderemo tutte le nostre proprietà e ce ne andremo”  di Andrea Postiglione

Articolo Precedente

Economia decarbonizzata. In Europa fan così

next
Articolo Successivo

Inquinamento, “danni e alterazioni del Dna” nei bambini che vivono a Sarroch

next