B.O.A.T. (Best of all times). Così Pat Riley, deus ex machina dei Miami Heat, chiama il suo miglior giocatore, LeBron James. Che a 17 anni, imberbe liceale, apparve sulla copertina di “Sports Illustrated” sopra la scritta “The Chosen One”, “Il Predestinato”. Pietro Mennea è un B.O.A.T., nel senso che lo considero il migliore atleta italiano di tutti i tempi. E non certo perchè purtroppo se ne è andato così presto. E’ pacifico che non si possa stilare una classifica tecnica attendibile, non potendosi paragonare sensatamente sport ed epoche diverse. Il barlettano però è stato molto più di un atleta, molto più degli strabilianti risultati raggiunti. Pietro Mennea è stato, e fortunatamente è, cultura. Cultura nel senso più pieno del termine, e non per le quattro (!) lauree, i venti libri scritti e l’omonima Fondazione.
No, Mennea è stato cultura in pista, correndo e soprattutto allenandosi. Diventando il più grande contro tutto e tutti, al lordo di posizioni scomode e indubbi difetti. “La mia storia sportiva ha un’indicazione profonda” – ha detto nella sua ultima intervista televisiva – “perchè pur non essendo un predestinato l’ho costruita attraverso il lavoro. 5-6 ore al giorno, tutti i giorni, anche a Natale e Capodanno. E così sono arrivato dove tanti altri hanno fallito”. No, Mennea non era “The Chosen One”, anzi. Con quel fisico, nel Sud senza strutture, in una nazione che dedica risorse e fama quasi esclusivamente agli eroi del calcio, mettersi in testa di eccellere in una specialità dominata dagli afro-americani senza barare non aveva alcun senso apparente. Se non quello, maestoso, di sconfiggere secoli di vittimismo piagnone, di ignavia e di ricerca della scusa buona. Di indicarci una via che è più attuale che mai, ben oltre le piste, i campi e lo sport.
“Di lui ricordo il piacere della fatica ed il senso della responsabilità” – ha detto oggi ricordandolo Carlo Vittori, l’uomo che lo ha forgiato sottoponendolo a carichi di allenamento incredibili. Oggi che di responsabilità si parla in qualsiasi ambito e quasi sempre a sproposito, sarebbe proprio bello che prendessimo tutti esempio da Pietro Mennea, uomo di sport e di cultura. Il mio, il nostro B.O.A.T.
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez