Musica

Antony&The Johnsons a Sanremo: “Ho cantato per chiedere scusa a mia sorella”

Antony Hegarty partecipa al Festival della canzone italiana e parla in esclusiva a Ilfattoquotidiano.it. Propone la sua canzone più popolare, "You're my sister", un testo "che onora le donne e quanto ho di più caro al mondo". Commenta le dimissioni del Papa, le sue radici in un mondo cattolico che reprime e apre uno scorcio sul suo futuro musicale: "Non ho nessuna pressione, mai ne ho avuta e mai ne voglio avere"

di OndaRock per il Fatto

“Mi definirei una strega, quella è la mia religione”. Ed è proprio “una strega” Antony di Antony&The Johnsonsuno dei gruppi che hanno fatto la storia della musica negli ultimi quindici anni. Pop-folk dal respiro orchestrale, hanno ammaliato, grazie alla voce particolarissima di Antony, musicisti del calibro di Lou Reed, Bjork, David Tibet dei Current93, Laurie Anderson, fino ai nostrani Battiato ed Elisa con cui ha duettato. Sorprende trovarlo a Sanremo, Antony Hegarty, che mi accoglie alle sei del pomeriggio nella sua camera d’albergo. Arrivato da New York pochissime ore prima (è inglese, ma americano d’adozione), lo trovo fasciato da una tunica nerissima che gli copre l’intero corpo. Siede timido sul divano, gambe incrociate e raccolte a sé. Al Festival della canzone italiana canta  “You’re my sister”: “E’ un pezzo molto semplice – spiega – Parla del mio rapporto, fatto di amore e rispetto, per la mia vecchia sorella. E’ un testo che onora le donne. Con lei in passato ho sbagliato, questo è il mio modo di chiederle scusa”.

Antony a Sanremo. Che sensazione prova a essere qui, in Italia, a una manifestazione di musica così distante dal suo mondo?
In realtà sono stato invitato a questo festival per cantare una canzone, ed è ovviamente per me un onore esserci. E’ ovviamente una possibilità fantastica per condividere la mia musica.

Perché ha scelto di proporre la sua canzone più popolare, “You’re my sister”, con l’orchestra?
Sono ormai tre anni che viaggio e suono con le orchestre di tutto il mondo. Ed una delle cose che adoro di più fare. Ogni sera entri in contatto con persone diverse, con cui sul palco devi trovare un feeling, una sintonia, una sincronia. I migliori concerti sono quelli nei quali tutto questo sentire si unisce in un tutt’uno. Ho scelto “You’re my sister” perché è un pezzo molto semplice, parla del mio rapporto, fatto di amore e rispetto, per la mia vecchia sorella. E’ un testo che onora le donne ed è una sorta di sintesi di tutto quel che ho fatto. Racchiude ciò che di più caro ho. Con lei in passato ho sbagliato, questo è il mio modo di chiederle scusa.

Quanto la scuola ha tirato fuori da lei quel che è ora e che rapporto c’è con la sua arte?
E’ stata importantissima, mi ha reso quel che sono, aperto a nuovi mondi. A partire dall’esplorare il mio corpo, dal capire che non c’è differenza tra materiale e pensiero. E’ un unicum, e questa è la mia natura fatta di opposti che però convivono. La mia anima è il risultato di tutto questo, e ciò che per me conta è trovare un continuo equilibrio. Negli ultimi quindici anni sono diventato via via più “estremo”, il mondo fisico e psichico in me si compenetrano. Mi definirei una strega, quella è la mia religione. 

Spiritualità?
Sì, per me è importantissimo cercare il legame delle cose, quel “quid” che crea la connessione delle emozioni e della mente. Non credo riuscirei a fare musica senza questa empatia. Sono nato in una famiglia cattolica e quindi cresciuto con una formazione cattolica. Poi però le cose sono cambiate e ho capito che la mia mente era in una gabbia. 

Ed è un qualcosa che ha sempre avvertito?
No, affatto. Da ragazzo ero assolutamente diviso tra corpo e mente. D’altronde sono stato cresciuto in un contesto cattolico, era inevitabile che questo accadesse.

E poi?
Poi durante i miei studi alla School for The Performing Arts ho scoperto la danza.

La danza?
Sì, so che può sembrare strano però è stato il vero trait d’union verso quell’unione di cui parlavo. Mi ha permesso di capire il mio corpo, ha creato la connessione che mi ha fatto rendere conto che ero vivo e vitale. E che potevo esprimermi.

Si riferiva prima al suo essere un non-cattolico. Che ne pensa della Chiesa di oggi e del Papa dimissionario?
Il problema non è che ce ne sia stato uno così, quanto che ce ne sarà un altro non diverso. Sono figure che hanno un grande potere, ma che non lo usano, propongono stili di vita e di pensiero che non hanno nulla a che fare con una condotta che aiuti le persone. Mi riferisco all’Africa che muore di fame, alla questione dell’omofobia. Perpetuano il silenzio su questioni che non dovrebbero essere taciute. Il mio giudizio su di loro è che altro non sono che disgustosi anziani. 

E’ molto apprezzato da una figura come David Tibet dei Current93: come è nato questo sodalizio?
E’ uno dei miei migliori amici ed è per me una responsabilità esserlo. Moltissimi artisti, e ne sono onorato, hanno mostrato pubblico apprezzamento per me. Lui, Lou Reed, Laurie Anderson, ed è una cosa che mi riempie il cuore. La loro libertà parla per loro. Quando lavoro con qualcuno lo faccio solo nel caso in cui so che ci sia un legame speciale, un qualcosa che ci unisce e che accomuna. 

Che progetti ha per il futuro?
Non ne ho. Continuerò a suonare e ad impegnarmi nelle arti visive. Nuovo album? Non lo so, davvero, quando arriverà lo pubblicherò. Non ho nessun tipo di pressione, mai ne ho avuta e mai ne voglio avere.

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