Malia Zheng è nata a Prato 25 anni fa. I suoi genitori sono originari di Wenzhou, sulla costa sud-orientale della Cina, e dal 1985 vivono in Italia. Malia ha sempre vissuto in provincia di Firenze, come d’altronde traspare dal suo spiccato accento. Un’Italiana a tutti gli effetti, che da circa 4 anni ha anche la cittadinanza, nonostante le difficoltà. “Se nasci qui – spiega – a 18 anni hai diritto alla cittadinanza diretta. A causa di un piccolo disguido burocratico mi è però toccato seguire la procedura indiretta, in prefettura, e fare un test per valutare l’idoneità culturale, durante il quale l’ufficiale mi ha persino detto che ne sapevo più di suo figlio”.

Dopo una laurea in Media e Giornalismo, Malia decide di dedicarsi alla questione delle seconde generazioni: ragazzi che, come lei, sono nati e cresciuti in Italia ma all’interno di una famiglia di origine straniera, quindi convivendo con la duplice condizione di essere Italiani ma con cultura di riferimento e tratti somatici differenti da quelli del Paese in cui vivono.

“Sono membra di Associna– afferma – che da anni si impegna per i diritti delle seconde generazioni. Ho anche fatto parte di una collaborazione teatrale a Prato, con ragazzi cinesi nati in Italia ma anche ragazzi italiani affascinati dalla cultura cinese, il cui spettacolo Un angelo nei sobborghi è stato portato a Roma e New York. Ho poi scritto per www.itschina.it e sono coautrice del progetto Wgr project, una raccolta di storie di ragazzi cinesi di seconda generazione”.

“Adesso sono da poco tornata dopo un anno di studio all’università Tsinghua di Pechino – continua – dove mi sono accorta di come siano trattati bene gli stranieri in Cina. Avendo la cittadinanza italiana, infatti, ho dovuto richiedere il permesso di soggiorno, che scadeva poco prima del mio volo di ritorno. Ma non ho avuto alcun problema. In pochi giorni, con una quindicina di euro, ho rinnovato il permesso. In Italia ci sarebbero voluti 6 mesi e almeno 90 euro tra bolli ecc”.

Interpellata sull’annosa questione dello sfruttamento del lavoro minorile in Cina, Malia risponde: “Sinceramente non ho notato questa cosa nelle zone che ho visitato, anche se è possibile che nei territori rurali esistano queste realtà. Comunque penso che sia una questione di educazione familiare. Anche io sin dall’età di 6 anni sono stata abituata a pulire casa e aiutare i miei genitori. In Cina c’è un forte senso della famiglia, all’interno della quale tutti si aiutano reciprocamente”.

Parlando poi di libertà d’informazione commenta: “Devo dire che è monitorata. Il governo blocca i siti e li censura. Ne ho anche parlato con la mia professoressa e lei mi ha risposto che i siti devono essere autorizzati. Mi ha spiegato che è difficile da capire, ma che anche questo si ricollega al senso di famiglia, perché il popolo cinese vede il governo come una sorta di genitore, che tutela il figlio da informazioni sbagliate o fuorvianti. Come la censura dei film porno ai bambini. Allo stesso modo, a livello umano, lo stato vuole dare un modello, con l’obiettivo di crescere delle persone valide e tenaci. Io sono una che, in rete, legge e scrive tutto ciò che vuole, ma devo dire che questa cosa l’ho trovata molto poetica”.

Riguardo alle discriminazioni subite, Malia pensa che “dall’avvento della Lega la situazione sia nettamente peggiorata. Una violenza sottile e subdola, fatta di sguardi e persone che ti additano o ti insultano senza motivo. Spero che gli Italiani comincino ad aprirsi, se non con gli stranieri di prima generazione, almeno con quelli di seconda, perché quando veniamo criticati per essere un popolo chiuso, vorrei far capire quanto sia difficile aprirsi con persone che non sono interessate a te e a quello che hai da dire. Lo stesso vale per la politica, che ha un grande potere. Per questo voterò. Non voglio sprecare questa grande opportunità”.

Articolo Precedente

Adozioni, la pratica e la teoria

next
Articolo Successivo

“Con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari 800 malati a rischio cure”

next