C’è ancora lui. Michele Giovine, il consigliere del Piemonte sospeso dal governo dopo la condanna per le liste non valide dei “Pensionati per Cota” alle elezioni del 2010 e indagato per i rimborsi gonfiati. Ora libero da incarichi, si candida. Lunedì ha presentato la lista “Pensionati” per le politiche di febbraio, sia per il Senato sia per la Camera. Insieme a lui c’è il padre Carlo, condannato nello stesso processo, e il consigliere provinciale Domenico Pino, ex Pd, ex Moderati, ora nel gruppo misto. Ma i due Giovine non sono i soli candidati piemontesi con problemi giudiziari o comportamenti poco chiari.

Molti sono confluiti dal Pdl a Fratelli d’Italia. Tra i candidati al Senato troviamo l’assessore regionale al Commercio William Casoni, indagato per concorso in abuso d’ufficio nello scandalo sulla riscossione del bollo auto. I vertici della Gec, azienda che ottenne l’appalto, lo chiamavano “l’uomo del 10 per cento”, e per gli inquirenti è un riferimento alle tangenti.

Si candida al Senato pure l’assessore ai Trasporti Barbara Bonino: su di lei le cronache giudiziarie non dicono nulla, ma hanno fatto scalpore gli incarichi del fratello Stefano prima nel suo assessorato e poi alla Sitaf, che gestisce il traforo del Frejus e l’autostrada Torino-Bardonecchia. A proposito di Bardonecchia, per la Camera si presenta il sindaco Roberto Borgis, la cui moglie, Marita Bobbia, dipendente del Comune di Sauze, è al centro di un’inchiesta col sindaco di Sauze Mauro Meneguzzi. I due sono indagati per truffa aggravata e falso del pubblico ufficiale a danno di un ente pubblico. Grazie alla complicità di Meneguzzi lei attestava falsamente di essere al lavoro, mentre in realtà era da altrove.

Nelle liste Piemonte 2 per la Camera troviamo Emanuele Locci, condannato dalla Corte dei Conti insieme all’ex sindaco di Alessandria Pier Carlo Fabbio, all’ex giunta e ad altri consiglieri di maggioranza a risarcire un danno erariale di 7,6 milioni di euro per aver approvato un bilancio falsato. E dire che lunedì, su Twitter, scriveva: “liste @ilpdl così: 20% indagati 20% condannati 20% fighe giovani 20% milf 20% milionari. Per fortuna che c’è #FratellidItaIia!”. Nella formazione di Crosetto-Meloni-LaRussa c’è anche Emanuele Pozzolo: giovane di Vercelli, in meno di un anno ha lasciato la Lega per il Pdl, da cui è uscito tuonando contro i vecchi partiti e confluendo in FdI, dove ha trovato la candidatura alla Camera.

Ma in “Fratelli d’Italia” ci sono pure due ex di An, Agostino Ghiglia e Massimiliano Motta, il primo candidato alla Camera nella lista Piemonte 1, il secondo aspirante senatore. Nel 1986 i due, all’epoca ventenni militanti del Fronte della Gioventù, furono condannati a nove mesi di reclusione senza condizionale per aver aggredito due studenti fuori dal liceo Volta di Torino. Un anno dopo Ghiglia fu denunciato dalla Digos per un altro scontro tra studenti del Fronte e studenti di sinistra. Sembra aver seguito il suo esempio Maurizio Marrone, ex coordinatore cittadino del Pdl e consigliere comunale di Torino passato, così come il suo mentore Ghiglia, a FdI, di cui è un candidato: Marrone, insieme ad altri sette, è stato accusato di lesioni per la rissa avvenuta tra studenti del Fuan e del Collettivo universitario autonomo nel 2009. Il processo si è concluso con una dichiarazione pacificatoria tra le parti, con il ritiro delle querele per le lesioni e l’assoluzione dall’accusa di rissa. In quello scontro rimase ferita Augusta Montaruli, fidanzata di Marrone, consigliere regionale, pure lei passata a FdI, che la candida alla Camera.

Il Pdl ha cercato di limitare i danni tenendo fuori due impresentabili. L’ex sottosegretario del governo Berlusconi, Roberto Rosso, imputato insieme ad altri amministratori locali del Pdl al Tribunale di Vercelli per lo scandalo “Terre d’acqua”, nonché grande accusatore dello “scandalo rimborsi”, non sarà candidato. Non lo sarà neanche l’ex sindaco di Alessandria Fabbio, condannato dalla Corte dei Conti e sotto processo nella sua città. Se la procura della Corte dei conti dimostrasse il legame tra il falso in bilancio e il default del Comune sarebbe “incandidabile” per dieci anni.

Fuori chi ha problemi giudiziari, restano nelle liste solo i fedelissimi di Berlusconi. C’è il vice capogruppo Pdl alla Camera Osvaldo Napoli. Poi c’è il figlio dell’ex ministro Raffaele Costa, Enrico Costa, nuovo coordinatore regionale del Pdl. Costa è stato relatore del Lodo Alfano e della legge sul Legittimo Impedimento. Nel 2011 ha chiesto l’invio di ispettori ministeriali alla Procura di Napoli per l’indagine che vedeva Berlusconi vittima di un ricatto, mentre in Commissione Giustizia ha cercato di rendere più difficile la pubblicazione delle intercettazioni. Bruno Archi, il diplomatico che ha testimoniato a favore di B. al processo “Ruby”, è candidato in Piemonte 2

Un altro fedelissimo difensore di Berlusconi candidato al Senato è Lucio Malan, quello del “Lodo Malan” che avrebbe cancellato i processi Mills, Mediaset e Mediatrade. Ha proposto pure la reintroduzione dell’impunibilità parlamentare, ma è noto soprattutto per aver assunto nella sua segreteria la moglie e la nipote. Segue nella lista Manuela Repetti, la compagna dell’ex ministro della Cultura Sandro Bondi e madre di Fabrizio Indaco, assunto nel dicastero del patrigno.

La Lega Nord candida invece Davide Cavallotto, quello che ringraziava la pioggia per lo sgombero del campo nomadi a Torino, e Gianluca Buonanno, il sindaco di Varallo Sesia, noto per le ordinanze xenofobe contro i vucumprà e contro i burqa.

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