Per la prima volta nella storia d’ Italia i due partiti che con ogni probabilità saranno la maggioranza di governo nel prossimo Parlamento, Pd e Sel, fanno decidere ai cittadini-elettori, e non solo ai loro organismi dirigenti, e non solo alla loro base ristretta, chi saranno i prossimi parlamentari.

Lo fanno con alcune limitazioni, certamente, sulle quali si è discusso poco, perché c’è stato poco tempo e spazio.  Comunque quello che sta per succedere, mentre scrivo, è quanto  meno un congresso aperto, una conta multipla con esiti spesso imprevedibili, un’occasione unica.

Gli organi di informazione, nella loro maggioranza, in quell’agenda quotidiana conformista che li caratterizza, non ce ne parlano. Addirittura – come mi è capitato di leggere in quelle che dovrebbero essere le più prestigiose cronache locali milanesi – confondono le idee dando notizie pratiche sbagliate. (Tipo la leggenda urbana secondo la quale chi va alle primarie di Sel si impegna a fare poi propaganda, cosa non vera.)

Ci raccontano di Grasso, di Monti, delle liste che farà vagliare dal certificatore Bondi, ci parlano insomma dei verticismi che più verticismi non si può. Ma non della possibilità di intervenire dal basso. La vivo con particolare disagio perché sono impegnato nel frattempo a sostenere per queste primarie  la persona che più amo  e una di quelle che più stimo al mondo, il mio compagno, l’avvocato Paolo Oddi di Milano.

Gli hanno inventato lo slogan ODDIritto,  seguito poi da vari diritti da realizzare nella prossima legislatura.
Com’è difficile fare la campagna elettorale in queste condizioni, quando devi anche dire che ci sono le elezioni! In Lombardia si vota oggi, sabato 29.

Certo le ragioni per cui pochissimi, anche tra i relativamente politicizzati che hanno votato alle primarie nazionali (e che quindi hanno diritto questa volta a scegliere i parlamentari), modificano i loro programmi di spostamento per votare e non dipendono direttamente dall’attenzione mediatica.

La crisi politica italiana non è così acuta – e soprattutto non è così intrecciata a quella sociale – da far saltare le vacanze e gli spostamenti di fine  anno.  Ma l’informazione continua ad avere al primo punto la politica, è questo che mi fa rabbia, però solo la politica a cui possiamo assistere, non quella che possiamo fare. Oddiritto o no, abbiamo diritto o no, a una gerarchia nell’informazione che ci spinga a gestire davvero i nostri diritti politici?

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