Mentre parte del centrosinistra lombardo continua a sperare nella candidatura di Umberto Ambrosoli, la ginecologa del Mangiagalli di Milano Alessandra Kustermann rompe il silenzio lanciando la sua sfida per le primarie, “che vanno fatte o perderemo la faccia”. E al centro del suo programma mette la riforma della Sanità regionale, croce e delizia dell’amministrazione targata Formigoni. “Ma ho molti amici di Comunione e liberazione”, distingue la Kustermann, “il movimento non va demonizzato, ci sono persone straordinarie”. “Non mi vergogno di essere tesserata dal ’75: Pci, Pds, Ds e Pd”, spiega la Kustermann, che considera la sua candidatura “espressione della società civile e non dei partiti”. Primario in uno degli ospedali più importanti del Nord Italia, abortista ma da sempre impegnata per il sostegno alla vita, la cinquantanovenne Alessandra Kustermann lancia la sua campagna elettorale. Si parte dalla Sanità. “Alla Regione costa il 70% delle sue risorse”, spiega la ginecologa, che attraverso una rigorosa valutazione dell’efficienza intende liberare risorse per affrontare gli altri problemi del territorio lombardo. “Alla Regione lascerei le strategie generali: quanti ospedali, quali, dove e come concentrare le eccellenze”. In cantiere anche una stretta al sistema degli accreditamenti. Più rigore anche sul fronte della corruzione: “Vorrei controlli interni alle istituzioni già prima di emettere i bandi di gara”, chiarisce il medico, che svela di essersi decisa a scendere in campo dopo l’arresto di Domenico Zambetti, l’assessore alla Casa della giunta Formigoni accusato di aver comprato i voti della ‘ndrangheta. E il cosiddetto ‘sistema di Comunione e Liberazione’? “Non mi piace etichettare le persone”, mette subito in chiaro. “Non si può demonizzare l’intero movimento, nel quale ho molti amici”, racconta, “persone che stimo, lontane dalle scorrettezze che hanno riguardato altri iscritti a Cl”.  di Franz Baraggino

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