Il “bigotto dell’anno“? Un cardinale cattolico. E in Scozia è subito guerra fra la gerarchia ecclesiastica e Stonewall, la principale associazione per la difesa dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender nel Regno Unito. La diatriba è nata dopo che Stonewall, due giorni fa, ha nominato il cardinale scozzese Keith O’Brien “bigotto dell’anno”, appunto. Una mossa che ha scatenato le ire degli alti prelati a Edimburgo. “Questa decisione dimostra la profondità della loro intolleranza – ha fatto sapere il portavoce della Chiesa cattolica di Scozia – e la volontà di distruggere chiunque non appoggi la loro visione di vita”. Ma, intervistato dalla radio della Bbc, il direttore di Stonewall Scotland, Colin Macfarlane, ha difeso la scelta: “Non abbiamo mai chiamato qualcuno ‘bigotto’ solo perché non condivideva le nostre posizioni. Ma negli ultimi 12 mesi il cardinale O’Brien è andato ben oltre quello che si definirebbe un livello ‘decente’ di dibattito pubblico. Il suo linguaggio è stato crudele e ha molestato le persone gay e le persone a loro care”. 

Fra le colpe del cardinale preso di mira, secondo Stonewall, l’aver detto che le relazioni fra persone dello stesso sesso sono “dannose per il benessere fisico, psichico e spirituale”. E l’aver paragonato il matrimonio gay all’abuso sui bambini e alla schiavitù. “Il matrimonio gay è un sovvertimento a una regola naturale di un diritto universalmente riconosciuto”, avrebbe detto O’Brien, una frase ripetuta più volte dagli attivisti di Stonewall durante la premiazione. Ma la Chiesa cattolica di Scozia, tuttavia, non sta a guardare. E, nel dibattito tutto britannico sul matrimonio omosex anche nelle chiese – come vorrebbero conservatori e liberaldemocratici al governo e come vuole, in Scozia, anche il governo dello Scottish National Party – la Chiesa sta investendo decine di migliaia di sterline in comunicazione e campagne contro le richieste degli attivisti Lgbt.

Ora, nell’ultima battaglia sui diritti Lgbt, però, ci si mette di mezzo pure la politica. Stonewall, infatti, due giorni fa ha premiato anche la leader dei conservatori in Scozia, Ruth Davidson, “per il suo impegno nel campo dei diritti”. Davidson, che è lesbica dichiarata ed è nata nel 1978, ricevendo il premio ha detto: “Ci sono molte voci in questo dibattito. E, così come io vado fiera della mia difesa per il diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso, così vado fiera anche per il mio rispetto nei confronti di chi non la pensa come me. Catalogare il cardinale come ‘bigotto’ è stata una mossa sbagliata. Dobbiamo essere tolleranti e dobbiamo trattare il prossimo come noi vorremmo essere trattati, né più né meno”. Ma non solo la politica. Anche gli sponsor “privilegiati” di Stonewall, fra cui due banche, minacciano di ritirare il supporto all’associazione a causa dell’assegnazione del premio. Una presa di posizione che spaventa assai più di quella della politica, in quanto Stonewall è una realtà sempre a caccia di fondi e finanziamenti, che deve contare principalmente su contributi pubblici e generosità private. 

Passo indietro, quindi? Per ora no. Anzi. Il direttore di Stonewall, Macfarlane, sempre alla radio della Bbc, ha ribadito la sua opinione. “La categoria del ‘bigotto dell’anno’ ha un suo senso. Fra le persone nominate, quest’anno, una ha detto che le persone Lgbt sono dei nazisti, un’altra ha parlato di ‘bestialità’ e pedofilia, mentre un’altra ha persino detto che gay e lesbiche dovrebbero essere messe davanti a un plotone di esecuzione, per essere uccise. Con questo premio vogliamo sottolineare che certe persone usano un linguaggio molto pericoloso, o almeno di cattivo gusto. Noi siamo nel giusto quando poniamo l’attenzione su questo”.

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