Il bilancio è di 70 superstiti e undici morti. Sono questi i numeri del naufragio avvenuto la sera di sabato 3 novembre, quando alcuni migranti provenienti dalla Libia che viaggiavano su un gommone diretti in Italia, sono finiti in mare a 35 miglia dalla costa africana e a 140 miglia da Lampedusa. Sembra che a causare l’incidente sia stato un cedimento strutturale del gommone, le cui traverse laterali hanno progressivamente perduto aria, fin a determinare l’affondamento della piccola imbarcazione, lunga meno di dieci metri. La Guardia costiera italiana ha avvisato le autorità maltesi e quelle libiche.

L’operazione di soccorso è stata coordinata dal Comando generale delle Capitanerie di Porto che ha inviato due motovedette della Guardia Costiera salpate da Lampedusa e una nave della Marina militare italiana. Undici i corpi privi di vita recuperati tra cui otto donne e tre uomini. I 70 superstiti di origine somala (62 uomini e 8 donne, una in stato di gravidanza) sono stati trasferiti durante la notte dalle motovedette della Guardia costiera sulla nave della Marina. A bordo delle unità italiane i migranti salvati sono stati rifocillati, sono stati dati loro vestiti asciutti e sono stati avvolti nelle coperte termiche. Ad alcuni naufraghi è stata anche prestata assistenza medica per principi di assideramento. Ad accogliere i superstiti e le salme al porto di Lampedusa c’era il neo-governatore della Sicilia, Rosario Crocetta.

L’ultimo naufragio di stranieri che volevano raggiungere l’Italia dalle coste nordafricane, accertato e con vittime, era avvenuto lo scorso settembre a largo dell’isolotto di Lampione vicino Lampedusa. Quest’anno sono arrivati in Italia circa ottomila migranti, mentre lo scorso anno, nello stesso periodo, gli arrivi erano stati quasi 60mila anche a causa della fuga di dai paesi nordafricani in cui erano divampate le guerre civili contro i dittatori.

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