Si farà o non si farà? L’ex governo Berlusconi uno anno fa ancora prometteva che il ponte sullo stretto di Messina si sarebbe fatto eccome e fino all’estate scorsa c’era chi come Pietro Ciucci, amministratore unico Anas e commissario straordinario per il Ponte continuava a prendere impegni con le aziende. Il 30 settembre però il ministro dell’Ambiente Corrado Clini aveva assicurato che l’opera non si sarebbe più fatta. Il Cdm ieri però ha deciso che ha deciso di ”prorogare, per un periodo complessivo di circa 2 anni, i termini per l’approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo stretto di Messina al fine di verificarne la fattibilità tecnica e la sussistenza delle effettive condizioni di bancabilità”. Ovvero capire se ci sono gli 8 miliardi e mezzo di euro che sarebbero necessarie per unire la Calabria alla Sicilia. E così per ora una delle idee dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi considerata un regalo alle mafie del cemento da alcuni o una possibilità di crescita a posti di lavoro da altri, per rilanciare l’economia rimane in stand by. Causa spending review. 

Ma l’attuale situazione economica che ha già imposto una manovra lacrime e sangue impone di temporeggiare anche perché il governo di Mario Monti allo stato ha una “sponda” nell’Ue. “Tale decisione – prosegue la nota – è motivata dalla necessità di contenimento della spesa pubblica, vista anche la sfavorevole congiuntura economica internazionale, ed è in linea con la proposta della Commissione europea dell’ottobre 2011 di non includere più questo progetto nelle linee strategiche sui corridoi trans-europei. Solo tali opere, infatti, possono godere del co-finanziamento comunitario”. Se nei prossimi 24 mesi la situazione migliorerà se  ne potrà riparlare, ma “qualora in questo periodo di tempo non si giungesse a una soluzione tecnico-finanziaria sostenibile, scatterà la revoca ex lege dell’efficacia di tutti i contratti in corso tra la concessionaria Stretto di Messina spa e il contraente generale, con il pagamento delle sole spese effettuate e con una maggiorazione limitata al 10%”.

Spese da quantificare quindi: anche se non si capisce se la penale prevista da contratto per Consorzio di Imprese Eurolink che nel 2005 si è aggiudicato l’appalto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto pari a 300 milioni di euro, sarà pagata. Anche perché dal Governo fanno sapere che “questa nuova procedura dovrà essere accettata dal contraente generale tramite la sottoscrizione di un atto aggiuntivo al contratto vigente. In ogni caso – si conclude – , durante il periodo di proroga, previa deliberazione del Cipe, potranno comunque essere assicurati sui territori interessati interventi infrastrutturali immediatamente cantierabili, a patto che presentino una funzionalità autonoma e siano già compresi nel progetto generale”. Del consorzio vincitore fanno parte diverse aziende tra cui Impregilo, Sacyr S.A., Società Italiana per Condotte d’Acqua  e la Cooperativa Muratori&Cementisti.

Allo stato nel ddl stabilità, per cui oggi sono stati presentati circa 1600, è previsto il fondo da 300 milioni. All’articolo 8, comma 8, si legge infatti, che è assegnato al Fondo per lo sviluppo e la coesione, una dotazione finanziaria aggiuntiva di 300 milioni di euro per il 2013 “per far fronte agli oneri derivanti da transazioni relative alla realizzazione di opere pubbliche di interesse nazionale”. La relazione tecnica che accompagna il ddl spiega come il comma 8 assegni la dotazione di 300 milioni di euro “per far fronte agli oneri derivanti dalla mancata realizzazione di interventi per i quali sussistano titoli giuridici perfezionati alla data di entrata in vigore della presente legge (in particolare si tratta delle penalità contrattuali per la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina)”. Solo dopo la votazione del decreto si capirà se quel fondo ci sarà oppure no. 

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