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Alexander Langer è sempre fra noi

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Sono ormai trascorsi più di diciassette anni da quando è mancato Alexander Langer.

Conoscevo Alexander Langer solo di nome, anzi, meglio, di fama. Fra noi ambientalisti egli era un mito, anche se lui non voleva mai apparire. L’unica occasione che ebbi di vederlo dal vivo ed anche da vicino fu quando le associazioni ambientaliste organizzarono una grande manifestazione sul massiccio del Monte Bianco, creando una grande scritta umana: “Pour le Parc”, “Per il Parco”, volta ad ottenere appunto la creazione di una grande area protetta transnazionale sul più importante ed affascinante massiccio d’Europa. Ricordo che Langer era dietro di me, come uno qualsiasi che manifestava con tanti altri le sue idee.

La sua morte mi procurò un’immensa tristezza, sia per la morte in sé, ma sia anche perché Langer avrebbe ancora potuto dare molto. Ma  non se la sentiva più. Si impiccò. La stessa fine che non molto tempo dopo avrebbe fatto un suo amico, Pasquale Cavaliere, di cui ho già parlato da queste pagine.

Prima di morire lasciò alcune, poche parole scritte: “I pesi mi sono diventati insostenibili, non ce la faccio più…Così me ne vado più disperato che mai. Non siate tristi e continuate in ciò che era giusto”.

Comprensibile. Se sei un uomo sensibile ami l’ambiente, e se ami l’ambiente oggi puoi anche giungere ad atti anticonservativi. Tutti noi che amiamo la giustizia sulla terra e per questo non possiamo che amare l’ambiente ci sentiamo dei frustrati.  Da quando abbiamo cominciato a “lottare” (che parolone, ma un po’ è così), non solo non abbiamo ottenuto risultati, ma il mondo pare andare sempre più in fretta nella direzione opposta a quella da noi indicata.

Chiosando un commento al mio ultimo post, ho citato la famosa frase di Langer “lentius, profundius, suavius”, contrapposto al motto olimpico “citius, altius, fortius”, che poi contraddistingue la nostra società.

Il suo vero testamento ed insegnamento, che fa da guida, lo si può riassumere in quelle tre parole che rivoltano come un guanto il “nostro” modo di vedere le cose. Se invece di correre velocemente verso chissà dove, se invece di andare sempre più in alto, in competizione con il nostro prossimo, se invece di privilegiare la forza, andassimo lentamente, cercassimo la comunione, e la dolcezza, il mondo ce ne sarebbe grato.

Per chi fosse interessato, esiste una Fondazione Alexander Langer.

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