“Nel 1963, senza saperlo, inventammo il cabaret“. E’ perentorio Renato Pozzetto mentre assieme al socio di una vita, Cochi Ponzoni, raggiungono in auto il Teatro delle Celebrazioni di Bologna, dove lo spettacolo Quelli che il cabaret farà tappa per due sere (19 e 20 ottobre).

Un racconto sulle vie dell’amarcord, quello del duo erroneamente definito milanese, quando invece l’area di riferimento è il varesotto, più precisamente Gemonio, dove entrambi sono nati (terra di Umberto Bossi, di cui però non si accenna nemmeno a morire, n.d.r.): “Siamo diventati amici da bambini e poi da ragazzi abbiamo cominciato a frequentare a Milano un’osteria dove cominciammo a cantare e recitare assieme a Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Felice Andreasi, oltre ad una galleria d’arte notturna dove improvvisavamo sketch in compagni di Piero Manzoni. Eravamo il Gruppo Motore, poi è arrivato il Derby e siamo diventati famosi”.

Perchè la storia di Cochi e Renato a raccontarla quasi 40 anni dopo è da non crederci: tra il ’68, anno del debutto in tv con Quelli della domenica e il 1974 con Canzonissima assieme a Raffaella Carrà e Massimo Boldi, ci sono 22 milioni di telespettatori incollati davanti alla tv per E la vita o Canzone intelligente: “Eravamo una novità assoluta soprattutto per i giovani. La nostra comicità surreale veniva apprezzata e ci permetteva di superare una lunga fila di colleghi che avrebbe fatto carte false per andare a Canzonissima. Noi eravamo liberi e in quel momento storico potevamo andare da qualunque parte volevamo”.

Un’esperienza quella di Canzonissima che è diventata storia delle tv italiana: “La Carrà proveniva da un altro mondo, lei cantava il Tuca Tuca noi La Gallina. Ci sopportava con pazienza e si sfogava col povero Boldi che lì debuttava ed era meno conosciuto. Noi comunque mantenevamo la nostra alternativa creativa inventandoci lo spettacolo dalla cantina e guardavamo quello che faceva la Carrà su in alto con un periscopio”.

Testi di Ponzoni e Pozzetto, musiche di Jannacci e una mossa corporea esibita per la prima volta nel ’66 durante Ho soffritto per te, con apertura a 90 gradi della gamba verso l’esterno, flessione del corpo verso il basso, rientro immediato in posizione eretta, ma con incerta primogenitura: “L’ispirazione fu mia”, afferma Pozzetto, “mi venne rifacendomi ai balletti di Dario Fo”.

Il “repertorio” di Cochi e Renato non è mai cambiato molto, semmai si è arricchito nel tempo di tante piccole chicche comiche bucoliche e surreali, talvolta astratte e non sense, tanto da vedere paragonato il celebre duo, dispersosi negli anni ottanta (Pozzetto divenne star della commedia cinematografica italiana e Ponzoni ottimo attore teatrale) al teatro di Ionesco: “Nel 1992 partecipai a Su la testa con Paolo Rossi”, racconta Ponzoni, “era un momento drammatico per Milano, c’era Mani Pulite e facemmo uno spettacolo satirico in cui mi divertii molto e in cui esordirono volti oggi notissimi coma Aldo, Giovanni e Giacomo o Antonio Albanese”. Ma oggi non c’è la possibilità di riaggiornare qualche vecchio sketch in chiave satirica con il caos che la Lombardia, e l’Italia, sta vivendo? “In Quelli che il cabaret facciamo qualche cenno ai casi più eclatanti dell’attualità, ma a modo nostro”, chiosa Pozzetto, “noi non abbiamo mai fatto cabaret politico e mai lo faremo”.

Per informazioni su Quelli che il Cabaret a Bologna: http://www.teatrocelebrazioni.it/, 051.6153370 – 051.6176111

Articolo Precedente

Carfagna contro Minetti: “Ha torto. La politica è sapere e sacrificio” (video)

next
Articolo Successivo

Chiude l’asilo con le webcam. Più della privacy poté la copertura di rete

next