”Io non chiederò a D’Alema di candidarsi. Io non chiedo a nessuno di candidarsi”. Pierluigi Bersani nel videoforum di Repubblica.it replica a distanza alle dichiarazioni dell’ex presidente del Consiglio che, all’indomani dell’annuncio di Walter Veltroni di non voler correre alle prossime politiche aveva detto: “La mia disposizione è a non candidarmi. Semmai posso candidarmi, se il partito mi chiede di farlo”. E oggi arriva la risposta di Massimo D’Alema: “Sono del tutto d’accordo con Bersani, che giustamente ha ricordato una procedura dello statuto, che del resto mi è nota, per cui è l’organo collegiale che decide. Ha ragione Bersani, non spetta a lui decidere. D’altro canto non mi ero rivolto a lui, mi ero rivolto al partito”. 

D’Alema ha anche sottolineato che “non spetta a nessun eventuale vincitore delle primarie decidere le candidature, perché come dice lo statuto le liste vengono decise dalla direzione del partito. Mi sembra del tutto appropriato e corretto”. E alla domanda se chiederà la deroga alla direzione, ha risposto: “Mancano ancora diversi mesi…”. Stamattina il segretario del Pd, ha infatti sottolineato di non essere “quello che nomina i deputati” e ha chiarito: “Serve rispetto delle persone e delle regole. Chi ha fatto più di 15 anni deve chiedere una deroga singolarmente alla Direzione nazionale, ma credo che da qui a lì questo tema sarà risolto”, ha assicurato. Perché “si può essere protagonisti senza essere parlamentari”. E poi, ha detto, “c’è gente che ne ha fatta una sola di legislatura e si chiama Scilipoti o Calearo. Sarà ora di guardare questa cosa del rinnovamento in modo un po’ più serio”. 

Quanto alla possibilità che alle primarie possa vincere il rottamatore Matteo Renzi, Bersani è netto nel negare che il Pd possa subire scossoni tali da dividersi. “Non ci saranno scissioni – ha precisato-. Io vedo che a poco a poco si comprenderà sempre più che questo partito è una delle poche risorse del Paese. Il rischio di divisioni, non c’è più”. E’ aperto al confronto con gli altri candidati e specifica di “puntare al governo del Paese” e nel caso in cui si andasse a votare col Porcellum “faremo le primarie per i parlamentari”. Ragiona anche sul futuro di Mario Monti dopo le elezioni, ma esclude un secondo incarico per il Professore. “Quelli che parlano di Monti bis intendono che dopo il voto si crea una situazione balcanizzata, ingovernabile e si dice facciamo un governissimo: sia chiaro, io con il Pdl ho già dato”. In ogni caso per lui il premier è “una risorsa” e “non è certo un uomo che deve tornare alla Bocconi”. Tuttavia “bisogna discutere con lui come possa essere valorizzato al meglio”.

Oltre agli scenari sulle prossime politiche, Bersani ha bocciato le misure sulla scuola nella legge di stabilità. “Da qui alla fiducia c’è di mezzo il Parlamento e noi intendiamo lavorare su questo”, ha detto. “Sono misure prese di punto in bianco, dentro nessun contesto e che oltre ad aggravare senza corrispettivo un impegno di lavoro in un sistema frantumato di prestazioni, chiudono la strada a molti precari”, ha spiegato, “la logica non tiene”. In particolare la scuola “ha bisogno di un attimo di pausa” perché non si può “intervenire con l’accetta per due o tre anni”. Il segretario del Pd ha anche chiarito che il decreto sui tagli ai costi delle istituzioni locali andrà corretto: “Tutta la parte di quel decreto che riguarda i costi degli apparati istituzionali e della politica va bene possiamo migliorarla e far di più  – ha puntualizzato-, ma lì dentro si sono infilate norme sull’ordinaria vita del sistema delle autonomie locali”.

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