Non accenna a placarsi l’ondata anti occidentale del mondo arabo a causa del film blasfemo contro Maometto. Dopo che nei giorni scorsi gli Stati Uniti sono stati costretti a evacuare le loro ambasciate in Tunisia (che oggi ha riaperto) e Sudan, oggi la violenza è  andata in scena in Pakistan e in Afghanistan, dove si contano almeno 50 poliziotti feriti in modo lieve a Kabul, in seguito al lancio di pietre da parte di un gruppo di manifestanti, scesi in piazza per protestare contro la pellicola incriminata.

Afghanistan – La protesta è cominciata verso le 6 del mattino e si è presentata subito molto più violenta di quella realizzata giorni fa dopo la preghiera del venerdì a cui avevano partecipato un migliaio di persone. I media locali hanno riferito che vi sono stati scontri fra un migliaio di dimostranti e la polizia nell’area di Pul-i-Charkhi e che qualcuno fra la folla ha anche utilizzato armi da fuoco, ma senza risposta da parte degli agenti. Non c’è ancora un bilancio ufficiale dell’incidente ma si è appreso che il comandante della polizia di Kabul, M.A.Salangi, è rimasto ferito ad una mano, insieme ad alcuni dei suoi uomini.

Inoltre quattro veicoli, fra cui due della polizia, sono stati incendiati e numerosi negozi danneggiati. Durante lo svolgimento del corteo vicino alla statale fra Kabul e Jalalabad i manifestanti hanno gridato slogan ostili agli Usa e all’autore del film anti-islamico che ha insultato il Profeta Maometto, e lanciato pietre, mentre gli agenti hanno risposto usando solo gli sfollagente per bloccare la marcia verso il centro della città dove si trova l’ambasciata degli Stati Uniti. Verso la fine della mattinata la protesta si è conclusa anche se centinaia di persone si sono raccolte vicino alla moschea di Eid Gah, ma in modo pacifico.

Pakistan – Nel nord-ovest del Pakistan, invece, un manifestante è morto e altre due persone sono rimaste ferite in uno scontro a fuoco con la polizia durante una protesta contro il film su Maometto. La protesta è degenerata dopo che una folla di 800 persone ha assaltato un commissariato, la casa di un magistrato e il locale circolo della stampa a Warai, nel distretto di Upper Dir della provincia di Khyber Pakhtunkhwa.

Malaysia – In Malaysia, invece, l’attacco è contro YouTube. Il governo malese, infatti, si è detto indignato per la mancata rimozione del video sul profeta Maometto che ha prodotto proteste e violenze in gran parte dei paesi islamici. “YouTube sembra indifferente ai tumulti che ha causato”, ha detto Rais Yatim, ministro dell’Informazione, della comunicazione e della cultura. “Il titolare di YouTube non merita di essere risparmiato dall’ira dei musulmani o dalla legge”, ha aggiunto il ministro, citato dall’agenzia ufficiale Bernama.

Libano – La giornata di protesta, tuttavia, continuerà anche nelle prossime ore. Gli Hezbollah libanesi, infatti, hanno annunciato che oggi protesteranno “in massa” a Beirut. E’ stato lo stesso leader del movimento sciita, il sayyid Hasan Nasrallah, a comunicarlo, invitando i seguaci del partito a “alla più vasta partecipazione” alla manifestazione che si inizierà alle 17 locali (le 16 in Italia) nella periferia sud della capitale libanese, tradizionale roccaforte del partito filo-iraniano. A differenza delle iniziative dei gruppi fondamentalisti sunniti libanesi, le manifestazioni di Hezbollah avvengono sempre in un clima di estrema disciplina e ordine senza che vi siano incidenti o violenze.

Indonesia – Manifestazione di protesta anche in Indonesia, dove difronte all’ambasciata americana a Jakarta è stata dispersa dalla polizia, con cannoni a getto di acqua e gas lacrimogeni sparati dopo che i circa mille dimostranti avevano iniziato a lanciare sassi e bombe molotov. Secondo il quotidiano Jakarta Globe, la protesta è diventata violenta quando al drappello iniziale di manifestanti pacifici si sono aggiunti militanti di gruppi radicali, tra cui anche il Fronte dei difensori dell’Islam e il Forum dei popoli islamici, tra i più conservatori in Indonesia.

Nella manifestazione almeno un poliziotto è stato ferito, e gli agenti hanno proceduto poi ad arrestare alcuni dimostranti. Altre proteste minori si sono verificate oggi anche nelle città indonesiane di Medan e Bandung. A Solo, nel weekend, radicali islamici sono entrati di forza in ristoranti delle catene Kentucky Fried Chicken e McDonald’s, costringendo i gestori alla chiusura. L’Indonesia è il più popoloso Paese musulmano al mondo, ma prevale un Islam moderato, che coabita con minoranze induiste, cristiane e buddiste.

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