Al primo giorno di apertura, la scuola italiana sembra trovarsi per la prima volta dopo anni senza lo spauracchio di una riforma strutturale. Nessun giornale ne parla, il dibattito politico sembra essersi dimenticato totalmente dei temi legati all’istruzione mentre vengono discusse strategie, coalizioni e leggi elettorali.

Se andiamo ad osservare meglio il mondo delle scuole e degli atenei, però, vediamo che la situazione non è per nulla rosea. I dati Ocse pubblicati l’11 Settembre scorso mostrano come gli investimenti in istruzione siano fortemente sotto la media dei Paesi Ocse (il 4,9% sul PIL contro il 6,2% della media Ocse), siamo uno dei paesi con i più bassi stipendi degli insegnanti, il numero di laureati non aumenta e resta bassissimo paragonato agli altri paesi occidentali (15% sulla popolazione complessiva contro il 31% di media Ocse).

Se andiamo oltre ai dati solitamente ripresi dai giornali veniamo a scoprire che l’Italia è uno di quei paesi in cui la Laurea “serve” di meno, vedendo un aumento dei disoccupati tra i laureati, come sottolineato dal XIII Rapporto Almalaurea, e retribuzioni che non si distanziano se non di poco da quelle dei coetanei che hanno solo una licenza di scuola superiore.

Mentre gli investimenti in istruzione non sembrano aumentare, sono in costante ascesa i dati sulla dispersione scolastica e il numero di studenti che non finiscono l’università mentre assistiamo a un aumento spropositato di banche e finanziarie che concedono prestiti agli studenti e alle loro famiglie per far fronte all’aumento dei costi dell’istruzione.

In verità è sbagliato dire che non ci sia una riforma della scuola. In Parlamento non si fermano le prospettive sostenute in maniera bipartisan di privatizzare la scuola pubblica. Il Decreto Legge 953 (c.d. “D.d.l. Aprea”) , infatti, procede il suo iter portando con se, più che la valorizzazione dell’autonomia scolastica, una vera e propria anarchia scolastica, in cui si cancellano i diritti e si stravolgono gli organi collegiali permettendo l’ingresso dei privati nella gestione e nelle scelte didattiche degli istituti.

Il crollo del tetto della scuola Elementare in Provincia di Pordenone è un emblema di questa fase dell’istruzione italiana. Anche se all’apparenza sembra ancora in buono stato è la trave portante ad essere ormai marcia. Anche senza nuovi tagli e nuove riforme, l’istruzione italiana è destinata al declino.

Intanto gli studenti hanno lanciato l’appuntamento per cambiare le scuole: il 12 Ottobre scenderanno nelle piazze di tutta Italia gli studenti e le studentesse a seguito dell’appello lanciato dall’annuale campeggio dell’Unione degli Studenti.

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