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Supercoppa, lo stato del pallone

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Va bene, è stata una figuraccia di portata internazionale. Sotto l’acqua di Pechino i giocatori di Juventus e Napoli si sono picchiati istericamente (farlo senza sceneggiate e urlacci può starci, nel calcio) e l’arbitro Mazzoleni ha sbagliato parecchio. D’accordo, è stato sconcertante assistere al Napoli che diserta la premiazione, neanche fosse a un torneo di periferia (e comunque le medaglie si ritirano anche nei campi di quartiere). E non è stato il massimo sentire una sfilza di dediche a un allenatore squalificato (in primo grado). Tutto limpido, tutto chiaro.

Però: dov’è la novità? Questo è il calcio italiano. Proprio questo. Da anni. La finale di Pechino non è stato un incidente, è stata una foto. Dello stato del pallone, stabile sul disarmante. Se qualcuno non gradisce, protesti. Ma non contro gli avversari: contro la propria squadra. Altrimenti, silenzio. E magari un’ammissione: il pallone ci piace così. Senza ritegno. 

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