L’incubo nucleare ritorna. I sistemi di raffreddamento della piscina del combustibile esausto del reattore n° 4 della centrale di Fukushima, in Giappone, sono stati fermi per circa 27 ore. La Tepco, il gestore dell’impianto colpito dal sisma/tsunami dell’11 marzo 2011, aveva 47 ore per evitare che la temperatura interna raggiungesse i 65 gradi, ovvero la soglia massima prevista dagli standard di sicurezza. La compagnia aveva fatto sapere di aver individuato il problema e che, con l’avvio delle operazioni, ci sarebbero volute due ore di lavori per tentare il ripristino del raffreddamento. Invece è stata necessaria un’ora in più quando la temperatura era gi arrivata a oltre 42 gradi. L’imprevisto alla centrale di Fukushima si è verificato a ridosso del riavvio del reattore numero 3 della centrale di Oi (prefettura di Fukui), previsto in serata alle 21.00 (le 14:00 in Italia) e che è il primo a ripartire in Giappone dopo la peggiore crisi nucleare da quella di Chernobyl del 1986. Un disastro senza precedenti nel paese asiatico colpito dalla più grande tragedia dopo la seconda guerra mondiale.

L’arresto sia del sistema principale di raffreddamento sia di quello di emergenza della piscina del reattore n° 4 è avvenuto alle ore 6:25 di sabato (le 23:25 di venerdì in Italia) a causa, secondo le prime indagini della Tepco, di un possibile difetto a un modulatore di calore dell’impianto. La temperatura dell’acqua della piscina era di 31 gradi al momento dello stop, con le stime di aumento medio progressivo di circa 0,26 gradi all’ora, mentre le verifiche effettuate hanno permesso di accertare l’assenza di senza perdita di materiale radioattivo. Intorno alle ore 13:00 locali (le 6 del mattino in Italia), invece, la temperatura era salita poco sopra i 40 gradi. Il sistema di raffreddamento della piscina del reattore n° 4 ha avuto problemi il 4 giugno scorso, con tanto di sospensione senza conseguenze, ma questa volta la questione senza essere più complessa: la Tepco, in una nota, ha spiegato che ci sono 47 ore per evitare che la temperatura interna dell’acqua raggiunga i 65 gradi, il livello considerato come la soglia massima in linea con i ‘safety standards‘. A distanza di oltre un anno dal disastro le conseguenze delle inquinamento nucleare sono stati trovati nel mare e anche nei tonni, vettori della radioattività che sprigiona la centrale. 

La Kansai Electric Power (Kepco), lautility che fornisce elettricità alle regioni di Osaka e Kyoto, intanto si appresta questa sera a riattivare il reattore n°3 della centrale nucleare di Oi, in quella che è la prima operazione del suo genere dalla crisi di Fukushima seguita al sisma/tsunami dell’11 marzo 2011 e che interrompe il fermo totale dell’energia atomica in Giappone, iniziato ai primi di maggio. Nonostante le proteste anti-nucleari, andate in scena anche oggi presso la struttura che si trova nella prefettura centrale di Fukui, la Kepco ha ricevuto il via libera alla riattivazione da autorità locali e governo di Tokyo a far ripartire le unità 3 e 4 di Oi in base agli stress test effettuati, anche se alcuni sismologi hanno espresso perplessità dato che le misure contro terremoti e tsunami saranno completate in tre anni. La riattivazione del reattore n.3 è atteso, come annunciato dalla Kepco, alle ore 21:00 locali (le 14:00 in Italia) con l’estrazione delle barre di controllo che contengono le reazioni di fissione. L’unità dovrebbe progressivamente arrivare a pieno regime produttivo intorno a fine luglio o, al più tardi, agli inizi di agosto. Nel marzo scorso a un anno dalla tragedia tutto il Giappone si è fermato un minuto per ricordare le vittime e le conseguenze del terremoto/sisma.    

Malgrado le crescenti proteste anti-nucleari all’impianto di Oi che si trova nella prefettura occidentale di Fukui e all’Ufficio del primo ministro (erano almeno in 40.000 a dimostrare venerdì), la Kepco ha avuto il via libera a metà giugno da autorità locali e governo di Tokyo per far ripartire le unità 3 e 4 di Oi in base ai risultati di stress test e verifiche, anche se alcuni sismologi hanno espresso dubbi sulla decisione dato che le misure aggiuntive contro possibili terremoti e tsunami saranno completate soltanto nell’arco dei tre anni. L’ultimo dei 50 reattori giapponesi in funzione (il n.3 di Tomari, in Hokkaido) era stato spento il 5 maggio per ordinaria manutenzione, ma i propositi del premier Yoshihiko Noda erano stati chiariti subito: il distacco dal nucleare, che generava il 30% del fabbisogno elettrico prima di Fukushima, era obiettivo “irreversibile” a favore delle fonti alternative, ma non immediato a causa delle esigenze della terza economia mondiale, costretta ora a costose importazioni di combustibili fossili. Il via libera ad Oi, responsabile del calo di consensi di Noda, è il preludio del possibile riavvio di unità ulteriori, tra cui la n.3 di Ikata (prefettura di Ehime), con gli stress test già approvati dalle Authority sulla sicurezza nucleare, e le n.1 e 2 di Tomari (prefettura di Hokkaido).

Il Giappone ha ritrovato (per ora) il nucleare: “Non ho dubbi sul fatto che i tempi siano cambiati e che la svolta sia vicina”, ha assicurato due settimane fa Kenzaburo Oe, il premio Nobel per la Letteratura e tra i promotori di ‘Sayonara impianti nucleari!’, lasciando la residenza del premier dopo la consegna di parte delle 7,5 milioni di firme della petizione contro l’atomo a uso civile, da abolire anche attraverso un referendum nazionale.  all’italiana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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