Piazza della Scala, 27 giugno 1992. L’allora consigliere comunale di Milano Paolo Hutter celebrava il primo matrimonio gay in Italia. Una simulazione, a dire il vero, organizzata per chiedere il riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso. Una fascia tricolore simile a quella ufficiale per il ‘celebrante’. Fiori e tanti applausi per le dieci coppie, nove di uomini e una di donne, che venivano dichiarate “unite civilmente”. Ci saranno anche alcuni di loro domani, vent’anni dopo, quando il Coordinamento Arcobaleno ricorderà l’evento nella stessa piazza.

E ci sarà pure Hutter. Nessun matrimonio questa volta, ma la distribuzione di sacchettini di riso. Verranno poi legati dei lucchetti a una catena che sarà posizionata in un luogo simbolico: “Portate tanti lucchetti – invita Hutter -. Domani li chiuderemo, per riaprirli solo quando verrà finalmente approvata una nuova”. In questi ultimi vent’anni non è arrivata nessuna norma, né sui matrimoni gay, né sulle unioni civili. “La società italiana è maturata – dice l’ex consigliere – e ora sarebbe prontissima ad accettare una legge, ma la Chiesa è riuscita a muoversi molto bene e a bloccare la politica”.

Davanti alla sede di Palazzo Marino verrà fatto un sondaggio per chiedere alle coppie la loro preferenze tra matrimonio religioso, matrimonio civile o unioni civili. Mentre con un altro quesito domanderà se l’iscrizione ai registri comunali delle coppie di fatto, laddove esistono, debba avvenire con o senza cerimonia. Invitato all’evento di domani anche il sindaco Giuliano Pisapia.

“La cerimonia del 1992 era una grande novità – ricorda Hutter -. Il prefetto mandò una nota preoccupata al sindaco Borghini temendo che io avessi compiuto atti abusivi. Era invece una messa in scena realistica di quello che avremmo voluto. Parte della folla all’inizio ridacchiava ironica. Poi si era fatta trascinare dallo stesso sentimento tra l’euforico e il commosso che ci prende quando assistiamo a un matrimonio vero. Addirittura quando la coppia promotrice, Ivan e Gianni, presero un taxi per tornare a casa, il taxista volle offrire la corsa”. Ivan Dragoni e Gianni Delle Foglie domani non ci saranno: sono mancati tutti e due.

Da Lugano arriveranno i partner di una delle coppie che furono ‘sposate’ allora: nel frattempo si sono trasferiti in Svizzera, dove si sono uniti grazie alla legge elvetica. “È incredibile pensare che sono passati vent’anni – conclude Hutter – e che in Italia non abbiamo ancora nessuna legge per riconoscere le coppie dello stesso sesso, mentre in questi due decenni il nuovo diritto civile si è esteso in quasi tutti i paesi occidentali”.

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