Attenti che la mafia è anche al sud. Sembra incredibile, ma è una frase che si sente ripetere sempre più spesso tra gli addetti ai lavori. “Ogni giorno sui giornali leggiamo storie di mafia al Nord e al Centro e non si parla mai del Sud”, è l’incipit – a caratteri cubitali – del programma di “Trame”, interessantissimo festival dei libri sulle mafie, in programma a Lamezia Terme dal 20 al 24 giugno,  animato dai siciliani Lirio Abbate dell’Espresso e Tano Grasso, leader del movimento antiracket.

Torna alle origini anche il calabrese Enzo Ciconte, pioniere degli studi sulla mafia al nord e autore – largamente inascoltato – di corposi studi sulla penetrazione criminale in Emilia-Romagna già nei lontani anni Novanta. In questi giorni esce il suo nuovo libro “Banditi e briganti. Rivolta continua dal Cinquecento all’Ottocento” (Rubbettino). Il precedente, uscito l’anno scorso, si intitolava  “Ndrangheta padana”. 

Simile il percorso di Francesco Forgione, presidente della Commissione parlamentare antimafia che nel 2008 licenziò una preziosa relazione sulla ‘ndrangheta, dai contenuti forti soprattutto sul fronte delle “proiezioni” delle cosche calabresi al Nord. L’anno dopo ha raccontato in “Mafia export” le attività delle mafie italiane oltreconfine, dalla Germania al Canada, all’Australia. Ora anche lui torna in qualche modo a casa con il nuovo libro “Porto Franco” (Dalai editore), il racconto della “Repubblica della ‘ndrangheta” incentrata nella Piana di Gioia Tauro e dintorni. Qualche mese fa Forgione mi diceva con la sua solita ironia sorniona: “Ormai scrivete tutti di ‘ndrangheta in Lombardia, allora io scrivo di ‘ndrangheta in Calabria, che non lo fa più nessuno”. 

Attenti che la mafia è anche al sud. Paradossale vero? E’ il disturbo bipolare dell’informazione, l’illogico alternarsi di euforia e apatia. Un’informazione che per decenni ha taciuto sul radicamento della criminalità organizzata nel Nord Italia, anche se in Lombardia, tanto per dire, tra il 1993 e il 1996 ci sono stati circa tremila (tremila!) arresti per mafia. Poi, soprattutto dopo la grande operazione Crimine Infinito del 13 luglio 2010, ha inondato l’opinione pubblica di inchieste, libri, documentari e trasmissioni televisive sulle attività dei boss trapiantati in Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna…

Come evitare di ricascarci in futuro, a tutto vantaggio delle mafie che nelle fasi di silenzio più facilmente prosperano, al Sud come al Nord? Forse dovremmo abituarci a considerare Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra come questioni nazionali – e internazionali – senza troppe distinzioni, dalla Valle d’Aosta alla Valle dei Templi. 

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