È iniziata una nuova era in cui gli artisti, in prima persona e senza delegare ad altri, potranno scegliere i criteri con cui verranno gestiti i propri diritti, studiando sistemi analitici e oggettivi, come ad esempio il minutaggio in cui gli artisti non siano sottoposti a classificazioni arbitrarie”. Così Elio Germano commenta la notizia dell’entrata in vigore del decreto legge nr. 1/2012, confermato da un’ampia maggioranza parlamentare, in base al quale il mercato italiano in materia di gestione dei diritti connessi si allinea ai modelli adottati da tempo nei Paesi europei più evoluti nel settore, e che inibisce definitivamente ogni tentativo di imporre posizioni monopolistiche nella gestione di tali diritti.

Finalmente una buona notizia per gli artisti, visto che si pone la parola fine a quella che da loro viene considerata una “commedia all’italiana” che dura da numerosi anni ormai  con protagonista l’IMAIE (Istituto Mutualistico di Artisti-Interpreti-Esecutori oggi “Nuovo IMAIE”) ente nato con le finalità di proteggere gli artisti che lavorano con la propria immagine e di erogare fondi a sostegno di iniziative e progetti culturali.
Ed è questo il punto che a qualcuno fa venir da ridere e ad altri da piangere. Perché moltissimi artisti non hanno mai visto nemmeno l’ombra dei compensi che spettavano loro di diritto. Fatto giustificato dall’ente con la ridicola scusa che molti artisti sarebbero talmente irraggiungibili che è impossibile scovarli per poter versare loro il dovuto.

Sulla faccenda volle vederci chiaro dapprima la Procura di Roma che avviò delle indagini concluse con la richiesta – da parte del Consiglio di Stato – della chiusura dell’istituto per mal funzionamento. In breve sintesi (nel video in basso gli artisti di ARTISTI 7607 raccontano nei dettagli la faccenda): nell’aprile del 2009, l’istituto viene estinto per assoluta incapacità dell’ente a perseguire i suoi scopi istituzionali. Un anno dopo – aprile 2010 – tra le pieghe di un decreto legge che regolamenta le Fondazioni lirico-sinfoniche, il governo Berlusconi inserisce un articolo che sancisce la nascita del nuovo IMAIE, confermando però di fatto al loro posto tutti i dirigenti del vecchio IMAIE. Un decreto, questo, che viola i principi difesi dalla Costituzione perché impone il nuovo (o vecchio) IMAIE come unico esclusivo organismo designato a rappresentare i diritti degli artisti italiani che lo vogliano o meno.

Le liberalizzazioni, dunque, entrano nel vivo e la cultura farà da volano. Gli artisti del cinema e della musica annunciano la creazione di una struttura condivisa per la gestione coordinata dei “diritti connessi”, quei compensi – diversi dal diritto d’autore – che spettano ad attori e interpreti musicali, ogni volta che vengano utilizzate (ad esempio da tv, radio, in luoghi pubblici, attraverso le nuove tecnologie) registrazioni musicali e opere audiovisive (film, fiction ecc.). L’accordo è stato promosso da ITSRIGHT, società che gestisce i diritti connessi di artisti musicali e produttori discografici e da ARTISTI 7607, Associazione alla quale sono iscritti oltre 1200 artisti del cinema. “D’ora in poi noi artisti gestiremo autonomamente i nostri soldi, con professionalità, responsabilità e passione. Una conquista che, siamo certi, porterà benefici a tutti. Abbiamo la forza di ottenere tutto questo perché abbiamo le competenze per farlo”, ha dichiarato l’attore Neri Marcorè.

Un provvedimento che promette una bella boccata d’ossigeno per gli artisti. In più, come nota l’avvocato Angelo Greco sul suo blog ‘La Legge Per Tuttila particolarità della nuova norma e che fa riflettere, è come la stessa sia stata scritta: ‘Al fine di favorire la creazione di nuove imprese nel settore della tutela dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori, mediante lo sviluppo del pluralismo competitivo e consentendo maggiori economicità di gestione nonché l’effettiva partecipazione e controllo da parte dei titolari dei diritti’. Ebbene, non succede quasi mai che una norma espliciti le finalità per le quali è emanata. Solitamente una norma si limita a dettare una disciplina e basta…”.

In Italia, l’industria culturale muove miliardi di euro e i diritti connessi valgono ogni anno oltre 60 milioni di euro e gli artisti, interpreti ed esecutori, nel nostro Paese, sono oltre 70.000. Gestendo questi diritti in maniera competente e responsabile si potrà offrire agli artisti servizi sempre più professionali e competitivi, garantendo una gestione economica e trasparente dei loro compensi. È un progetto virtuoso che, tenendo conto delle più evolute esperienze europee, sarà in grado di sostenere e promuovere con indipendenza e coraggio le iniziative culturali degli artisti. Benefici che ci si augura si traducano in miglioramenti, innovazioni, sperimentazioni e avanzamento nel campo artistico su tutti i fronti.

Articolo Precedente

Eurobond, il premier Monti: “Tempi maturi arriveranno fra non molto”

next
Articolo Successivo

L’allarme di Draghi: “Basta precarietà: c’è un’intera generazione a rischio”

next