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Regi Lagni, i canali idrici tra Napoli e Caserta usati come discariche

Situazione invariata nonostante i 22 arresti nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere che ipotizzava il reato di disastro ambientale. La qualità delle acque che uscivano dai depuratori era peggiore di quella in entrata

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A due anni dai 22 arresti nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere che ipotizzava il reato di disastro ambientale, i Regi Lagni, che attraversano un bacino di circa 1095 chilometri quadrati estesi tra le province di Napoli e Caserta, permangono nelle condizioni che vedete. Come se il tempo e i provvedimenti giudiziari fossero trascorsi invano.

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Dalle immagini risalenti a poche settimane fa è evidente che nei Regi Lagni proseguono le discariche. La rete di canali idrici costruita dai Borboni per convogliare acque piovane e sorgive nel litorale casertano, sfociando a Castelvolturno, è diventata ormai una sorta di fogna a cielo aperto. Ridotta così dal malfunzionamento dei tre depuratori che ci insistono di Napoli nord, Castelvolturno e Nola Acerra, e dalla prassi criminale dei conducenti di decine di camion che nella notte vengono a gettarci ingombranti, risulta di lavori edili, sacchi neri pieni di sostanze inquinanti, copertoni usati e plastiche industriali.

Le foto che ritraggono le carcasse di auto a mollo sono state scattate nel tratto compreso tra Caivano (Napoli) e Orta d’Atella (Caserta). Le altre immagini ritraggono tratti dei canaloni nell’area di Nola, dove inquieta l’immissione diretta nei Regi Lagni di acque scure, non pretrattate. Che finiscono direttamente in mare, avvelenando le coste del casertano.

Le società che gestiscono i depuratori – a cominciare da Hydrogest – sono da tempo sollecitate ad ammodernare gli impianti. Ma non hanno risorse sufficienti. Anche perché avanzano crediti enormi dalla Regione Campania.

Le indagini di due anni fecero emergere una circostanza inquietante: le acque che uscivano dai depuratori erano di qualità peggiore di quelle che entravano per essere trattate. Di qui il sequestro degli impianti, alcuni tuttora gestiti da un commissario giudiziario.

Anche in un passato più lontano i Regi Lagni furono oggetto di attenzioni della magistratura. I lavori di riparazione dei corpi idrici, hanno prodotto inchieste e arresti fino dai primi anni ’90. Fu uno dei filoni più importanti e delicati della Tangentopoli napoletana.

Tra sprechi e malversazioni, i Regi Lagni continuano a essere uno scandalo tutto campano. Nel silenzio della politica, con poche eccezioni, tra cui il consigliere regionale Idv Nicola Marrazzo, che sta lavorando a un’iniziativa legislativa per reperire le risorse necessarie al recupero ambientale di un canalone devastato.

di Vincenzo Iurillo e Andrea Postiglione

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