Anche se molti già sono intervenuti, autorevolmente e acutamente, sulle pagine del giornale, vorrei dire sull’argomento-Fede due cosette semplici semplici ma che mi sembra possano servire a correggere qualche stortura logica che è penetrata nei discorsi.

Prima cosa: l’onore delle armi invocato da molti. Ma l’onore delle armi si rende da parte dei nemici a coloro che dai nemici sono stati sconfitti, in una battaglia aperta. Il nostro eroe è stato sconfitto dai suoi amici, da una congiura, dice lui. Quindi l’onore delle armi c’entra poco o nulla e se mai dovrebbe venire dai suoi ex-amici diventati nemici. Chi l’ha considerato un avversario e l’ha combattuto apertamente è fuori da questo gioco un po’ scemo. A meno che non si sia un trucco: che alcuni che erano annoverati tra i suoi avversari non fossero in realtà amici camuffati da nemici e allora si sentono in dovere di rendergli onore.

Secondo: l’onore delle armi si rende a chi ha combattuto lealmente e infatti qualcuno degli “onoranti” sostiene che Fede agiva “senza infingimenti”. E le frasi lasciate a metà? E i cognomi sbagliati ad arte? E le boccucce, i sorrisini, le allusioni? Non sono forse letteralmente “infingimenti”? Prego consultare un buon vocabolario. E quella porcata della tangente Telecom, la bufala di Igor Marini, la commedia di rospo e cicogna in cui il nostro ha inzuppato per mesi il suo pane quotidiano, cos’era?

Scusate: ma ci sono già i morti verso cui dobbiamo usare l’ipocrisia, almeno con i trombati milionari potremmo evitare gli infingimenti?

Articolo Precedente

Emilio Fede: “Somiglio a uno che per lasciare la moglie si taglia le palle?”

next
Articolo Successivo

Toti, l’uomo dal pistolotto pseudo-garantista

next