Parto da un’intervista da me rilasciata qualche giorno fa per condividere questo stralcio che non vi ha trovato spazio e parlare del valore aggiunto del genere femminile rispetto a quello maschile (consapevole dei commenti che riceverò non appena pubblicato questo post. Ma, d’altro canto, qualcuna doveva pur prendersi l’onere di scriverne, no?).

Lei è una delle poche donne all’interno delle associazioni, dove gli uomini predominano. Ci vorrebbero più donne? Il pensiero femminile quanto pesa e in cosa si differenzia?
Questa è una domanda che spesso mi viene posta e che ad essere sincera mi diverte molto. Sì, ci vorrebbero più donne, quanto meno per il fatto che dovremmo essere maggiormente rappresentative della composizione della nostra società civile. Credo che le attitudini del genere femminile siano fondamentali nel business, soprattutto quando si tratta di guidare team e gruppi di persone, e che trovino la loro massima espressione nelle associazioni. La mediazione, la condivisione, il pensiero trasversale e che guarda sempre un po’ più in là del breve termine sono prerogative delle donne.

Dell’importanza delle donne ai vertici delle aziende non ne parlo solo io. Proprio giorni fa leggevo questo interessante articolo su Techcrunch che parla di quanto sia fondamentale e profittevole la presenza del genere femminile nei board aziendali, citando una ricerca condotta della società americana Catalyst che dimostra coi fatti il valore aggiunto in termini di risultati di business che le imprese ottengono inserendo le donne nelle posizioni top: +36% del valore delle azioni, +46% di ritorno nell’equity.

Infine, proprio perché sono conscia del fatto che potrò sembrarvi di parte e che questo post probabilmente innescherà un contraddittorio serrato, vi segnalo anche questo vecchio articolo del Corriere della Sera che riporta alcune motivazioni scientifiche, e dunque oggettive, a conferma della mia tesi sulla superiorità femminile.

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