Le manifestazioni per sostenere il referendum del 12 e 13 giugno scorso

Il rimborso elettorale? Torna nelle tasche dei cittadini. Parola del Comitato Referendario “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”. Dopo aver stravinto il referendum per l’acqua pubblica a giugno dello scorso anno, il Comitato comincerà da domani a restituire i soldi ricevuti per la raccolta fondi. “Tra campagna raccolta firme e campagna elettorale abbiamo raccolto in totale circa 450mila euro”, spiega Paolo Carsetti del Forum Italiano dei movimenti per l’acqua. “E ora li restituiamo a chi ha creduto in questa battaglia”. Perché la loro, spiega, è stata una “campagna di autofinanziamento partecipativo in cui abbiamo chiesto ai cittadini un prestito”. Se da un lato il Movimento 5 Stelle i rimborsi elettorali non li accetta proprio (o finanzia progetti con gli emolumenti degli eletti), il Comitato qui aveva chiesto di finanziare una battaglia, scommettendo sulla vittoria: “E in caso di vittoria avremmo restituito quanto avevano versato”.

Vittoria raggiunta, rimborso incassato e scommessa vinta. Ed ecco che da domani prenderanno il via le restituzioni, attraverso la Banca Etica dove il Comitato ha il suo conto. Una promessa, un contratto con i sottoscrittori: questo è stato il finanziamento della campagna per i referendum sull’acqua che, insieme a quello sul nucleare, a giugno hanno visto il voto di 26 milioni di italiani. Quella del Forum, spiegano, è “la prima totalmente sostenuta dai cittadini e dalla società civile”. E senza bandiere di partito. “Ci sono arrivate moltissime sottoscrizioni attraverso il sito”, raccontano i referendari. “Chi voleva sostenere la campagna referendaria con almeno 50 euro sottoscriveva un contratto che impegnava il comitato a restituire i soldi in caso di vittoria”.

Il tempo di rispettare quell’impegno è arrivato: il rimborso elettorale dello Stato ammonta a più di un milione di euro. La legge, infatti, prevede che venga restituito un euro a firma raccolta fino ad un massimo di 500mila (firme, ovvero il quorum, ed euro). Il comitato allora aveva raccolto 1 milione e 400mila firma per tre quesiti, due dei quali alla fine ammessi alla consultazione referendaria. Restituiti i soldi ai “finanziatori” (100mila euro raccolti con le sottoscrizioni dei cittadini e 350mila delle realtà del comitato promotore: una miriade di associazioni, dai sindacati ai piccoli gruppi di acquisto), restano quindi nelle casse del Forum più di 550mila euro. Anche qui la promessa è di massima trasparenza. Il bilancio consuntivo al 31 dicembre 2011 della Campagna referendaria Acqua bene comune è pubblico e consultabile on line.

E il resto dei fondi servirà per le prossime campagne del comitato. Come quella, già partita, di “Obbedienza civile”: pagare le bollette, relative ai periodi successivi al 21 luglio 2011, applicando una riduzione pari alla componente della “remunerazione del capitale investito. Tradotto: se l’esito del referendum non viene applicato dalle istituzioni e dalle aziende, ci pensano i cittadini a pagare a norma di legge. “Dobbiamo portare avanti tutte le iniziative e le campagne per l’attuazione degli esiti referendari ad oggi disattesi”, spiega ancora Carsetti, “anche con l’ultimo decreto sulle liberalizzazioni e i suoi emendamenti”. La campagna Obbedienza civile, ad esempio. Per arrivare “a una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico con il finanziamento di manifestazioni, mobilitazioni territoriali o nazionali, convegni, materiali vari di promozione”. Non solo: “Ahinoi – conclude Carsetti – saremo anche costretti a fare azioni legali di fronte ai Tar viste le delibere degli Ato in cui viene inserita ancora la remunerazione del capitale investito abolita col referendum”.

di Angela Gennaro

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