Quando la frana della galleria di Ripoli, lungo la variante di valico che collega la A1 tra Bologna e Firenze, ha iniziato a muoversi? C’è una causa che l’ha innescata o accelerata? E quanto è incombente il pericolo che corrono gli abitanti e le loro abitazioni? Per rispondere a queste domande, la procura della Repubblica del capoluogo emiliano sta acquisendo le immagini aeree realizzate dall’Istituto geografico militare di Firenze. Immagini che vengono prodotte a cicli costanti e quelle che interessano gli inquirenti vanno dal 1960 ai giorni nostri.

Il pubblico ministero Morena Plazzi, che a fine ottobre 2011 aveva aperto un fascicolo ipotizzando il reato di disastro colposo a carico di ignoti, sta indagando sugli scavi effettuati per realizzare il nuovo tratto autostradale all’altezza della località di Ripoli-Santa Maria Maddalena, una frazione di San Benedetto Val di Sambro. Partendo da un esposto presentato dagli abitanti della zona relativo ai lavori di Società Autostrade e della Rocksoil dell’ex ministro Pietro Lunardi, la primavera precedente era stato infatti denunciato il fatto che una frana si stava muovendo proprio sulle loro teste e lo stava facendo con un ritmo che era stato ritenuto preoccupante. Preoccupante al punto che si erano diffusi timori sulla tenuta delle costruzioni.

All’inizio il fascicolo aperto dalla magistratura era conoscitivo e in autunno, in base agli elementi raccolti nel corso dei mesi, era stato ipotizzato il reato di disastro colposo senza tuttavia iscrivere a registro indagati. Adesso, su delega del pm Plazzi, i carabinieri di Vergato, competenti per territorio, stanno raccogliendo le fotografie aeree per datare i movimenti del terreno e stabilire da cosa possano essere stati provocati. Altro punto riguarda loro progressione e il ritmo con cui si sono manifestati nel tempo.

Nel frattempo è proseguita l’osservazione della frana da parte della polizia giudiziaria, dell’Ausl e dei geologi della Regione Emilia Romagna. Vari gli scopi. Intanto garantire l’incolumità delle persone che vivono nella zona, già da anni stretti dalla tratta esistente dell’Autostrada del Sole e da quella ferroviaria della Direttissima. Inoltre individuare eventuali opere suppletive per assestare la galleria e le opere a ridosso di essa. Non ultimo poi garantire la sicurezza dei lavoratori impegnati nel cantiere (in un’altra galleria della Variante, una non coinvolta dalla frana, poco tempo fa si era verificato un nuovo infortunio, causato da una fresa di 120 metri che aveva colpito un operaio ferendolo gravemente a una gamba).

Proseguendo nella storia della galleria di Ripoli, inoltre, nel corso dell’autunno erano stati sospesi i lavori per consentire che l’acqua fosse drenata e dunque ridotta la pressione esercitata sul terreno. Ma le recenti nevicate non hanno agevolato la situazione e ora, tra il ghiaccio formatosi e il prossimo disgelo, occorrerà capire quali conseguenze il maltempo avrà su quel tratto in costruzione.

Infine, dal punto di vista dei cittadini che vivono a ridosso del cantiere, uno dei loro portavoce, Marco Ricci, aveva annunciato che Società Autostrade aveva iniziato una “campagna” per convincere i proprietari a vendere le loro abitazioni. “Ci sono già una decina di case che hanno ricevuto offerta d’acquisto”, aveva detto Ricci a cavallo della fine d’anno. “Alcune sono quelle dove le famiglie sono state già delocalizzate, altre sono ancora abitate. Il paese non esisterà più. Se va avanti questo tipo di approccio, il nostro paesino è destinato a essere comperato da Autostrade”.

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