Mentre il commissario straordinario per l’emergenza Franco Gabrielli spiega che per rimuovere il relitto della Costa Concordia “ci vorranno da 7 a 10 mesi”, la nave riprende a muoversi alla velocità di un centimetro all’ora. Stamattina i rilevatori elettronici montati intorno allo scafo incagliato davanti all’isola del Giglio hanno rilevato uno scivolamento della prua di 4 centimetri nelle ultime 6 ore. Uno spostamento di questa portata, ed è questo a preoccupare, non si era ancora registrato, almeno da quando la nave è monitorata da più strumentazioni. Fino a ieri la media degli spostamenti era stata infatti di 2-3 millimetri l’ora. Le operazioni di recupero delle vittime e quelle di pompaggio delle migliaia di tonnellate di carburante all’interno del relitto si fanno dunque più difficili.

Queste accelerazioni negli scivolamenti della nave, seppur mai così evidenti, erano già avvenuti soprattutto in concomitanza con minimi di marea, spiegano dalla struttura del commissario per l’emergenza. Ora invece, a complicare la situazione, si è messo un vento forte da sud-est e soprattutto l’ingrossamento del mare.

Già ieri la Smit Salvage, la società olandese che si sta occupando del recupero del carburante sulla Concordia, aveva annunciato che fino a martedì tutte le operazioni erano sospese. Il pontone Meloria, una grossa piattaforma galleggiante da cui partiranno i sommozzatori della Smit, era stato portato via dalle vicinanze del relitto perché le onde avevano superato l’altezza di un metro e tenerla lì poteva essere rischioso.

Lo svuotamento dei primi sei serbatoi il cui inizio era previsto sabato 28 gennaio, potrebbe slittare di diversi giorni e il movimento del relitto registrato stanotte potrebbe provocare ulteriori ritardi. “Prima di iniziare il lavoro di recupero vero e proprio ci vorrà ancora un giorno e mezzo di operazioni preliminari”, spiega Corrado Neri, numero uno della ditta livornese che insieme alla Smit si sta occupando del carburante. Ma ora è difficile fare previsioni, nei primi dieci giorni dopo il naufragio il tempo e il mare erano stati favorevolissimi, ma nessuno, tra le istituzioni, si era preso la responsabilità di far partire le operazioni di recupero del carburante nonostante fosse chiaro che, dopo alcuni giorni, per i dispersi le speranze di essere salvati fossero praticamente pari a zero.

Intanto, proprio sul fronte dei dispersi, ieri è stato recuperato il diciassetesimo corpo all’interno dello scafo. Si tratta di Erika Soriamolina, la cameriera peruviana, unico membro dell’equipaggio donna ancora non trovato. Da giorni la famiglia della ventiseienne sudamericana staziona all’isola del Giglio, con la ferrea volontà di rimanerci finché non si trovi il corpo. ”Prima avevamo l’obiettivo di salvare vite: ora ci resta quello di evitare un’emergenza ambientale, o comunque un problema di questo genere”. Lo ha detto il Capo della Protezione civile, e commissario per l’emergenza Gabrielli. A lui, “come a tutti gli operatori – ha proseguito – resta l’angoscia costante della bambina di 5 anni”, Dayana Arlotti scomparsa insieme al padre la sera della tragedia, “sulla quale mi arrivò la prima e-mail appena nominato commissario, anche se ogni vita che è tale a prescindere dall’età”. “Ma chi ha responsabilità deve saper scegliere anche nell’ottica di salvaguardare la vita degli operatori”. Quindi le ricerche non vengono fermate ma “ quando ho la sensazione che dietro una porta possa esserci una persona viva – ha aggiunto – io espongo chi interviene al limite estremo. Se so che lì dietro c’è un cadavere, di fronte a una scelta, tutelo l’operatore” ha concluso.

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