Circa nel 100 D.C., Epitteto, filosofo romano, scrisse nelle sue Diatribe:

“Di ciascuna azione, osserva gli antecedenti e le conseguenze e in tal modo avviati a compierla. Se no, inizialmente ti impegnerai con trasporto, perché non hai pensato per niente alle conseguenze; in seguito, quando alcune di esse si manifestano, ti ritrarrai vergognosamente dall’impresa.
‘Voglio vincere ai Giochi Olimpici’
Osserva gli antecedenti e le conseguenze; e se così facendo avrai un vantaggio, accingiti all’impresa. Devi vivere regolato, nutrirti secondo una dieta, astenerti dalle leccornie, esercitarti volente o nolente e a ore fisse, al caldo e al freddo… Poi, durante la gara, dovrai “scavare la sabbia attorno all’avversario”, a volte slogarti un polso, torcerti una caviglia, mangiare molta polvere, subire le percosse; e ciò nonostante, a volte, essere vinto. Dopo avere riflettuto su ciò, se ancora vuoi, mettiti a fare l’atleta; se no, guarda che agirai come i ragazzi, che ora giocano agli atleti, ora ai gladiatori, poi suonano la tromba… Allo stesso modo, tu ora fai l’atleta, ora il gladiatore, poi il filosofo, poi il retore, ma con tutta l’anima non fai mai niente… Difatti a niente ti sei accostato dopo un esame, né dopo avere studiato la faccenda da tutti i lati e averla saggiata, ma in modo casuale e spinto da mero desiderio.”

Epitteto era un ex schiavo liberato e divenuto filosofo, bandito da Roma dall’imperatore Domiziano e fondatore di una scuola filosofica in Epiro; sapeva di cosa parlava in materia di impegno, di imprese da compiere; ci metteva in guardia, già duemila anni fa, dalla facilità di dichiarare grandi intenti senza valutare se avremo i mezzi per realizzarli, per sostenere le difficoltà.

Così, quando siamo colpiti e vorremmo rispondere e la risposta richiede un percorso lungo e difficile, facciamo dichiarazioni di principio velleitarie, dichiariamo che ci attiveremo, che faremo, che resisteremo; ma siccome non abbiamo valutato le conseguenze della nostra dichiarazione d’intenti, quando viene il momento di mettersi a dieta, sentire il freddo e il caldo, mangiare la polvere, ci ritiriamo in buon ordine, magari continuando a dire che “faremo”, che “bisogna”, che “ora basta”.

Su questa nostra attitudine si fonda talvolta l’apparente arroganza di chi governando ti rovescia addosso una legge insostenibile. La prima reazione è: “Questo è inaccettabile”, e invece non è così, e il governante sa che, salvo rare eccezioni, alla fine verrà accettato; perché sa bene che organizzare una protesta, manifestare, mantenere viva l’attenzione, pensare, scrivere, fare, sono azioni che richiedono di mettersi a dieta, allenarsi e sentire il caldo e il freddo, per poi alla fine, magari venire anche sconfitti. E sa che il fare rinunce e sacrifici, sostenere lunghi e scomodi viaggi, usare del proprio tempo e delle proprie risorse per una causa comune con un risultato incerto non fa troppo parte del nostro bagaglio culturale.

Con questa consapevolezza, quindi, il governante mette mano a progetti che, oltre a essere contrari al buon senso, sembrerebbero essere fieramente osteggiati (e quindi poi combattuti) da chi li subirà. Tanto l’apparenza in questo caso inganna e, per tornare a Epitteto, “suoneremo la tromba per un giorno, poi faremo qualche piccolo discorso da retore, magari tenteremo anche un colpo da gladiatore; ma alla fine, nel momento critico, rimarremo nelle nostre case ancora troppo comode per uscirne a difendere quello che ci sembrava irrinunciabile”.

Si badi ben: così come Epitteto non ci dice che dobbiamo vincere ai giochi olimpici, ma ci mette solo in guardia dal dichiararlo senza sapere e volere fare quello che serve, così non è obbligatorio andare in piazza contro le riforme anche se le riteniamo “mortali”. Magari asteniamoci dal dire che lo faremo. Non siamo soli, però, in questa mancanza di razionale analisi delle nostre capacità e volontà: che dire di tre ore di sciopero comparate a dichiarazioni come Il governo deve sapere che 40 è un numero magico intoccabile”, oppure Noi faremo di tutto per dimostrare che anche questo governo si mette in scia di chi non vuole affatto trovare soluzioni che distinguano le persone”.

Qualcuno ha visto traccia di polvere, manifestazioni nel caldo e nel freddo, allenamenti e diete?

D’altra parte i sindacati sono l’espressione di quel che siamo noi; nulla di più e nulla di meno.

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