Il referendum sull’appoggio a Lombardo si farà. A poche ora dall’uscita dell’Udc dalla giunta siciliana, la Commissione nazionale di garanzia del Pd ha imposto ai vertici regionali di indire entro la metà di febbraio una consultazione tra elettori e simpatizzanti del partito per decidere se continuare o meno a far parte della maggioranza a Palazzo dei Normanni. Il voto, a dirla tutta, era già stato fissato per il 19 settembre scorso ma venne annullato all’ultimo per un intoppo burocratico (da statuto le operazioni referendarie avrebbero dovuto essere coordinate dal presidente dell’assemblea del partito, ruolo vacante perché finora non è stato trovato un accordo tra le varie correnti).

Ora che l’ostacolo è stato superato (a gestire le votazioni sarà la segreteria), per Bersani si apre una partita molto complicata. Tra i suoi infatti c’è una spaccatura difficile da sanare. Da una parte c’è la corrente guidata dal duo Cracolici-Lumia. Il primo è capogruppo regionale del Pd all’Assemblea siciliana, il secondo è stato presidente della Commissione Antimafia e oggi siede a Palazzo Madama. Sono loro i grandi registi dell’operazione Lombardo, così vicini al governatore da pensare, prima che l’accordo andasse in porto nel dicembre 2009, di fuoriuscire dal partito per aderire alla Forza del Sud di Miccichè. Poi il Pd è entrato in maggioranza e il transito è saltato, anche se potrebbe essere slittato solo di qualche mese visto che due giorni fa un deputato regionale molto vicino a Lumia, in un incontro pubblico a Caltanissetta, ha fatto sapere che se non ci sarà subito una nuova giunta politica con dentro il Pd, la corrente potrebbe abbandonare il partito.

Tra i sostenitori della mozione Bersani al congresso del 2009 però ci sono anche i due principali oppositori dell’accordo con il governatore, il senatore Crisafulli e Mattarella. Sono stati loro ad aver promosso la raccolta di firme per il referendum sul sostegno dei democratici alla giunta e oggi possono contare sull’appoggio di una larga fetta di società civile arcistufa dell’intesa col leader dell’Mpa. “Siamo andati al governo per scardinare il sistema di potere di Cuffaro e degli ex Forza Italia ma oggi ci stiamo comportando nello stesso modo”, attacca Mila Spicola, “ribelle” dell’Assemblea regionale del Pd. Le grandi questioni, spiega, sono tutte rimaste inevase. “Dai rifiuti, alla sanità, all’istruzione. L’unica novità è che ora anche noi partecipiamo alla spartizione di poltrone”.

I maggiorenti del partito però sono quasi tutti schierati con il governatore. Anche perché con il crollo della maggioranza ed il voto anticipato, molti deputati regionali temono di perdere la poltrona. Dalla prossima legislatura infatti il numero dei seggi passerà da 90 a 70 e nessuno ha voglia di rischiare.

L’altra grande contraddizione che il segretario del Pd dovrà provare a sciogliere riguarda la partita palermitana. Dei cinque candidati-sindaco alle primarie del centrosinistra, solo uno, Ninni Terminelli, ex segretario dei Ds e uomo di Lumia, si è detto favorevole all’appoggio alla giunta Lombardo. Gli altri, compresa la favoritissima Rita Borsellino, hanno già dichiarato la propria contrarietà. Il partito di Bersani rischia quindi di ritrovarsi con un candidato che farà campagna elettorale sparando a zero contro una giunta regionale che il Pd appoggia e di cui forse, tra poco, farà anche parte.

Chi, da dentro il partito, ha sempre contrastato l’accordo con il governatore è pronto a dare battaglia. “Se il Pd non cambierà linea organizzeremo altre iniziative, non ci arrenderemo”, attacca Giuseppe Ciraolo, dirigente dei giovani democratici, primo firmatario dell’appello degli anti-lombardiani pubblicato a maggio sull’Unità. “Troppi dirigenti nazionali continuano a fare finta di nulla, a partire dal segretario che ora dovrà prendere una posizione chiara. Altrimenti ci sentiremo traditi”.

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