Gli indizi iniziano a trasformarsi in prove: queste settimane sono decisive per la comunicazione politica in Italia e rappresentano anche un’evoluzione (non per tutti positiva) nel rapporto tra potere, informazione e consenso.

Dopo il tablet di Alfano della settimana scorsa, post che lo stesso segretario del Pdl ha condiviso con entusiasmo, dimostrando di non averlo letto (come Libero e il Giornale) dato che nel mio ragionamento sostenevo che senza il sostegno mediatico di Berlusconi a destra non si va da nessuna parte, con o senza innovazione tecnologica, ieri è stato violato un altro tabù: un insider politico svela i contenuti di un incontro di altissimo profilo istituzionale.

Lo ha fatto il sindaco di Bari, Michele Emiliano (Pd), ieri sul suo profilo Twitter. Ha raccontato in diretta gli esiti dell’incontro con il presidente del Consiglio Monti e il ministro per i rapporti col Parlamento Piero Giarda, offrendo di fatto notizie che nessun’altra fonte di informazione avrebbe potuto offrire: ha dato la notizia e lo ha fatto senza la mediazione della stampa.

È stata una prima volta largamente attesa: non era mai successo che un ministro scrivesse aggiornamenti durante un Consiglio, per esempio. E, a mio avviso, è stata una prima volta inevitabile: in assenza di prescrizioni rigide sul chi deve comunicare, come, quando e perché, tutti ne hanno pieno diritto.

Emiliano ha tratto grande giovamento dalla sua scelta, sia in termini di visibilità nazionale che di attivazione sui social media: i suoi follower su Twitter sono triplicati nel giro di un pomeriggio (da 2000 a quasi 6000). Questi dati indurranno fisiologicamente a comportamenti emulativi da parte di molti altri politici. Ma come nel caso del tablet di Alfano, Emiliano godrà per un po’ di tempo del riconoscimento pubblico di ‘pioniere della comunicazione’: lo ha fatto per primo, dunque è leader.

Ma il sindaco di Bari, con quei tweet, ha fatto molto di più. Ha lanciato quattro sfide all’opinione pubblica.

1. Al Governo: è la questione più evidente e urgente. Monti non ha fatto alcun riferimento a Emiliano, ma Palazzo Chigi ha dovuto pubblicare un comunicato stampa nel pomeriggio di domenica per riprendere il controllo della comunicazione: ogni indiscrezione è priva di fondamento. Sarà interessante, da oggi in poi, comprendere il comportamento del Governo rispetto alla pubblicazione (in diretta) di contenuti provenienti dalle riunioni in modo indipendente dalla propria volontà. L’orientamento più prevedibile è quello orientato al massimo rigore: non mi sorprenderei se, d’ora in poi, sarà posto un divieto esplicito di pubblicazione sui social media da parte dei partecipanti a incontri di Governo. Se divieto sarà, Emiliano otterrà uno straordinario risultato in termini di consenso, apparendo come il politico della trasparenza contro la classe politica del segreto.

2. Agli altri politici: come accennato in precedenza, la strategia di Emiliano obbliga tutti gli altri protagonisti della vita pubblica a riflettere sul loro stile di comunicazione. Come per il tablet di Alfano, chi non comunicherà in diretta coi cittadini attraverso Facebook o Twitter apparirà vecchio o, peggio ancora, poco disposto ad aprire le porte del Palazzo. E poi c’è la sfida del consenso: i politici che studieranno gli straordinari dati di Emiliano di ieri (citato costantemente in tutte le cronache in diretta sui media nazionali) saranno tentati dall’idea di fare lo stesso e ottenere risultati analoghi.

3. Ai giornalisti: la reazione alla diretta di Emiliano è stata generalmente di due tipi. C’è chi ha elogiato Emiliano per il suo puntuale (ed esclusivo) racconto della giornata e c’è chi, invece, ha criticato questo tipo di comunicazione. Quello che non torna a molti giornalisti è l’asimmetria informativa tra la comunicazione del Governo (che comunica poco e malvolentieri) e quella dei protagonisti della vita pubblica, come è stato Emiliano ieri. Il sindaco di Bari ha ‘fregato’ i giornalisti, dando la notizia al loro posto. Stiamo assistendo alla realizzazione pratica della coda lunga dell’informazione: le fonti sono sempre di più e il potere dei grandi attori della comunicazione, soprattutto nel dare le notizie in anteprima, è sempre minore. I media non hanno più, dunque, la possibilità di dare le notizie in esclusiva e sono dunque meno utili rispetto al passato. Twitter è assai più utile di molti giornali e telegiornali, soprattutto in giornate concitate come queste. I giornalisti, oggi, sono chiamati a una scelta: accettare la competizione con gli altri attori della scena pubblica (e accettare l’idea che i politici come Emiliano abbiano un nuovo ruolo: da oggetti a soggetti della comunicazione) o fare le barricate, magari sperando che il Governo Monti ponga regole più rigide che favorirebbero il mantenimento delle attuali pratiche dell’informazione.

4. A se stesso: è la sfida che è emersa meno in queste ore, ma è la più profonda. Emiliano, infatti, ha alzato l’asticella della sua comunicazione, prima ancora che di quella degli altri. Ieri il sindaco di Bari ha recitato il ruolo di politico in posizione gerarchicamente inferiore ai suoi interlocutori. Ma è pur sempre il sindaco di Bari, che deve condurre numerose riunioni quotidiane in posizione di leadership. Come reagirà quando saranno i suoi assessori, i componenti del suo partito, i consiglieri comunali di opposizione, gli stakeholder, i comuni cittadini a far trapelare notizie all’esterno senza la sua autorizzazione e volontà?

Ci sarà da divertirsi.

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